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Italicum, la Chiesa contro le elezioni anticipate

Fosse una pellicola di Emmerich, il 26 gennaio 2017 italiano, titolerebbe The day after Consulta.

Il parere della Corte Costituzionale infatti, ha scaturito non poche conseguenze. Le forze politiche scalciano  per andare ad elezioni il prima possibile, ma qualcuno in rete -ricordando una scena  del film “il divo” di Paolo Sorrentino– fa notare che il forte desiderio espresso dalle forze politiche, in realtà è un abito cucito su misura sulla volontà di andare alle urne nel 2018. Dopo gli interventi della seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato Pietro Grasso che ha sottolineato la necessità di trovare la giusta sintesi politica per assicurare governabilità al paese-; di Susanna Camusso -in rappresentanza della Cgil-; di Beppe Grillo e di Silvio Berlusconi, entrambi bramosi di traghettare il Paese alle urne nei prossimi mesi, arriva anche  il parere  della Conferenza Episcopale Italiana che, in assoluta controtendenza con gli umori del paese e le volontà politiche espresse, spinge per posticipare le elezioni.

 La politica esce sconfitta dalla sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum– dice monsignor Nunzio Galatinoe dovrebbe riflettere e interrogarsi su questo, perché non è normale in un Paese dove la magistratura detta tempi e modi all’amministrazione. Ci sono due leggi elettorali, una per la Camera dei Deputati ed una per il Senato della Repubblica, differenti tra loro e frutto della Magistratura. Ciò significa che la politica non ha fatto il proprio mestiere. Non è normale che altri soggetti  facciano quello che dovrebbero fare i politici. Le forze politiche del parlamento, trovino la giusta sintesi politica e portino, soltanto dopo, il Paese alle elezioni.

Sullo sfondo delle dichiarazioni, l’ennesima delusione dei Vescovi per il mancato finanziamento di provvedimenti a favore della famiglia.