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Melito: la pista della droga dietro l’agguato sul litorale domizio

Quella della droga come soluzione più probabile, secondo gli inquirenti, per trovare risposta all’agguato ai danni di un uomo di 31 anni di Melito.

Secondo le indagini dei carabinieri, l’agguato al 31enne potrebbe essere vista come un’azione intimidatoria nell’ambito della supremazia territoriale nel traffico di stupefacenti.

Infatti, sempre secondo gli investigatori, la persona colpita è stata fermata in passato in compagnia di un cittadino marocchino rimasto ucciso in un precedente agguato (di matrice camorristica) a via Giulia Cesare al civico 118 nel mese di giugno. In quell’occasione furono coinvolte quattro persone: un ragazzo di 16 anni nipote del boss Raffaele Amato, un 20enne di Melito, un 32enne di Afragola e il suddetto marocchino. A cadere mortalmente sotto i colpi di arma da fuoco furono questi ultimi due, mentre rimasero feriti gli altri. L’agguato avvenne al quarto piano di un’abitazione nella zona conosciuta da tutti come “Parco di Padre Pio”: i dettagli, alquanto macabri, parlano di sangue (perso dai feriti) che sarebbe scivolato nel cortile del palazzo.

Sul posto intervennero i carabinieri di Melito coordinati dalla compagnia di Giugliano diretti dal capitano De Lise. Sul posto anche gli uomini della scientifica di Castello di Cisterna per i rilevamenti del caso.