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New York Knicks, una mela tagliata male

Una stagione partita tra mille aspettative con gli innesti di Rose e Noah e finita poi in modo più stanco che deludente. Consuete incognite sul futuro di Melo. Solita ossessione di Phil Jackson per l’attacco a triangolo. La freddezza di Porzingis.

La stagione: 31 vinte-51 perse. Una difesa senza capo né coda che ha fatto registrare un defensive rating di 111.5, quintultimo della lega; in attacco, invece, un offensive rating di 107.7, buono per il diciottesimo posto su trenta, un attacco cui non è mancato certo il talento quanto un contesto tecnico adeguato, cominciando dalla necessità di coach Hornacek di tenere assieme attacco a triangolo da una parte ed esecuzioni soliste dei giocatori di talento dall’altra. Alla fine, spesso l’impressione è stata quella di una squadra più adatta a giocare pick-and-pop con Rose e Pozingis liberi di produrre qualcosa col loro talento invece che essere ingabbiati in un attacco basato su continue letture in movimento come vorrebbe il plenipotenziario Phil Jackson sempre memore della lezione triangolare di coach Tex Winter oltre che delle sue tanto vincenti esperienze personali.

Coach Tex Winter interloquisce con il più grande giocatore di tutti i tempi. Nella foto anche un giovane Phil Jackson e lo zerbino rossastro di Rodman.

Il roster: All’interno di questo attacco la parte del leone è toccata naturalmente a Carmelo Anthony, autore di una stagione da 22.4 pts di media col 43.3% dal campo e il 36% dalla lunga distanza. Un giocatore, Anthony, che ha appena compiuto 33 anni e che, anche quest’estate, fronteggia la consueta domanda: cosa fare? Dipendesse da Phil Jackson la risposta sarebbe una bella trade per spedirlo altrove, ma Melo è detentore di una c.d. no trade clause che gli permette di porre il veto su eventuali trasferimenti sgraditi cosicché l’unica soluzione razionale è che i due lavorino assieme ad una soluzione condivisa. Ammesso sia possibile. Probabile che pure il destino di D.Rose sia lontano dalla grande mela, Rose essendo in scadenza di contratto e dunque libero di scegliere la sua prossima destinazione in qualità di free-agent; del resto l’idiosincrasia mostrata da Rose per l’attacco a triangolo non pare deporre bene per la continuazione dell’esperienza comune nonostante la point guard sia stata autore di una discreta stagione da 18 pts di media col 47% dal campo (ma solo il 21% da tre).

E voi, li vorreste nella vostra squadra?

Dunque, da chi ripartire? Risposta facile: Kristaps il lettone. Queste le statistiche di Porzingis: 18.1 pts, 7.2 reb, 1.5 ast, 2.0 blk tirando il 45% dal campo e il 35.7% da tre su quasi 5 tentativi a gara per un TS% di 54.6- un TS% che arriva giusto a toccare la soglia di rispettabilità necessaria per un giocatore del potenziale di Porzingis, i cui limiti attuali in attacco vanno individuati in una selezione di tiro non sempre condivisibile anzi, in alcuni momenti, irritante ma soprattutto in una preoccupante incapacità di drenare falli dalle difese avversarie con appena 3.8 liberi tentati a partita pur giocando quasi 33 minuti di media. Giusto ricordare che Porzingis compirà 22 anni ad agosto e quindi il tempo (per migliorare) oltre che il talento giocano decisamente a suo favore; ciò che dovrebbe invece destare qualche preoccupazione è la evidente insoddisfazione del lettone per l’incapacità sin qui dimostrata dal front office dei Knicks di porre rimedio alla regnante confusione tecnica in campo e all’ammorbante circo mediatico che circonda la franchigia attorno e fuori dal campo, partendo dal molto discusso e ancor più criticato proprietario James Dolan. Che poi Porzingis, a 22 anni, faccia bene o meno a preoccuparsi pubblicamente di questi aspetti è faccenda complicata da analizzare. Stando al campo, dalla Lettonia alla Spagna- Willy Hernangomez: centro ventitreenne, 8.2 pts, 7.0 reb, 1.3 ast, 0.5 blk in 18.4 min tirando col 52.9% dal campo che diventano per 36 min. 16.0 pts, 13.6 reb, 2.6 ast, 1.1 stl, 1.0 blk con un bel TS% di 56.4; parrebbe proprio un solido lungo Nba in the makings, efficiente in attacco, gran rimblazista, discreto passatore e intelligente (dunque produttivo) pure in difesa.

Il meglio dei Knicks tutto in una foto: Kristaps&Willy, un bel duo di lunghi su cui rifondare il futuro della franchigia.

Altro? A parte la grande stagione al tiro da tre di Courtney Lee (40%), rimane solo quella piccola gemma nascosta che corrisponde al nome di Kyle O’Quinn: 6.3 pts, 5.6 reb, 1.5 ast, 1.3 blk tirando il 52% dal campo in appena 15.6 min. di media, che parametrando per 36 min. diventano: 14.5 pts, 12.9 reb, 3.4 ast, 3.0 blk, 1.1 stl con un TS% di 55.2, un PER di 20.5 (il più alto di tutta la squadra!) e un impressionante DBPL (Defensive Box Plus Minus) di 3.7 (di nuovo, il migliore della squadra, e di gran lunga pure). Buono in attacco, notevole a rimbalzo e pure come passatore giocando da facilitatore al gomito, grande impatto difensivo pur essendo un po’ undersized da 5 ma rimediando con una wingspan (apertura alare) che tutto copre e corregge. Originariamente scelto da Orlando con la 51 al draft del 2012, poi, dopo tre anni, inopinatamente mollato da Hennigan&soci in cambio di nulla, adesso usato con sin troppa parsimonia da Hornacek. Una piccola gemma e, al contempo, un piccolo mistero. Perché farlo giocare così poco? Parte della risposta (parte, non tutta, che il mistero rimanga) ha il nome ma soprattutto il contratto di Joakhim Noah: 72 milioni in 4 anni (18 di media all’anno) per un giocatore ancora utile a rimbalzo e, in parte, come perno difensivo ma largamente ammaccato dai ricorrenti infortuni degli ultimi anni ed inseguito da un calo statistico complessivo divenuto palmare nelle ultime due stagioni e mezzo. Insomma, a trentadue anni compiuti, più un cambio che un titolare oramai, pagato però come un vero starter. E dire che una rotazione lunghi (posizioni 4 e 5) Hernangomez-Porzingis + O’Quinn (sotto contratto a 4 milioni di dollari appena) e doverosi minuti da ala forte a Carmelo Anthony sarebbe, statisticamente, andata più che bene.

Nato a New York, cresciuto a New York, tifoso dei Knicks sin da bambino (il padre lo portava al Madison spesso e volentieri), O’Quinn non lesina grinta e partecipazione quando in campo. Magari farlo giocare di più.

Il Draft: I Knicks avranno tre scelte da esercitare la sera del 22 giugno, solo una però al primo giro: la numero 8, più la 44 e la 58 al secondo giro. Posta la quasi impossibilità di esercitarsi su scelte così varie come quelle del secondo giro, è invece abbastanza chiaro che i Knicks amerebbero veder scivolare sino alla 8 una lead-guard di talento puro come Dennis Smith Jr. o una guardia tiratrice dal grande repertorio balistico come Malik Monk. Possibili sorprese il francesino Frank Ntilikina, nel caso Smith Jr. fosse fuori dai giochi ma Jackson volesse comunque scommettere su una giovanissima point guard oppure la combo forward Jonathan Isaac nel caso si volesse, anche simbolicamente, iniziare il post-Anthony da un giocatore simile nel ruolo eppure necessariamente diversissimo.

Dovessero i Knicks sceglierlo, New York ripartirebbe da un asse play-pivot franco-ispanico (Ntilikina+Hernangomez) avendo già come faccia della franchigia un lungo tiratore lettone di nome Kristaps e cognome Porzingis. International city.

La free-agency: Non vorremmo scomodare Monsieur Lapalisse, epperò dobbiamo: si consigliano meno operazioni alla Noah (nel senso di giocatori statisticamente declinanti, fisicamente ammaccati eppure tanto ben pagati) e più operazioni alla O’Quinn (nel senso di giocatori dalla produttività media, se non addirittura medio-alta, eppure con buste paga particolarmente basse per gli standard Nba). Sì, a Monsieur Lapalisse piace il basket americano. Pure tanto.

Jacques de La Palice, modernizzato in Lapalisse, è stato un militare francese, maresciallo di Francia e signore di La Palice. Nato in Francia nel 1470 è deceduto a Pavia nel 1525. Secondo DraftExpress il suo preferito al draft è, un po’ a sorpresa, non Ntilikina ma Luke Kennard da Duke.

Final outlook: La situazione non è buona ma nemmeno disperata. Certo pesano eccome le incognite legate a Melo e al sempiterno triangolo offensivo con il corollario dei rumors che vorrebbero molti free-agents poco interessati a giocare all’interno di un sistema visto con perplessità da un numero crescente di addetti ai lavori (in verità brani di triangolo sono incorporati in alcuni dei migliori sistemi offensivi in circolo per la lega, il punto è proprio la differenza tra un sistema che usa brani di triangolo ed un sistema che invece dal triangolo vuole plasmare l’intero attacco di una squadra). Epperò Porzingis-Hernangomez-la numero 8 dell’imminente draft sono un trio reale da cui ripartire con fiducia. Il viaggio verso il ritorno alla rilevanza potrebbe non essere brevissimo, nel frattempo c’è sempre Spike Lee.

La ventiseiesima ora, Spike?