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Omicido Caputo, ecco la dinamica: affiancato da due a bordo di un furgone e poi freddato

Gli inquirenti della squadra mobile di Napoli e del commissariato di Afragola guidati dal vicequestore Alfredo Carosella diretti dalla Direzione Distrettuale antimafia stanno indagando sull’omicidio di Salvatore Caputo, freddato nella mattinata di giovedì mentre era a bordo della sua auto. Alcuni soggetti vicini al clan Moccia sono stati sottoposti alla prova del “guanto di paraffina”.

Secondo gli investigatori l’agguato sarebbe stato studiato nei minimi dettagli. Stando alle immagini delle telecamere di videosorveglianza, situate proprio nella zona dell’omicidio (via Benedetto Croce ad Afragola), Caputo (detto Usain) sarebbe stato inseguito da un furgone bianco con a bordo i due sicari: l’hanno prima colpito al posteriore della sua Golf,  per poi accostare ed affiancarlo sul lato guida e successivamente fare fuoco. L’arma usata dovrebbe essere una calibro 12: per il 72enne non c’è stato nulla da fare. Successivamente i colpevoli hanno fatto perdere le proprie tracce sfruttando la via di fuga offerta loro dal vicino Asse mediano. Il furgone risulta rubato a Mugnano qualche giorno prima.

Le forze dell’ordine e la magistratura hanno subito messo in moto le indagini fermando alcuni soggetti ritenuti vicini al locale clan dei Moccia: sottoposti all’esame dello stub per verificare se avessero tracce di polvere da sparo sulle mani. I risultati sono a disposizione degli inquirenti. Inoltre sarebbero in atto perquisizioni nei confronti di alcuni pregiudicati della zona con lo scopo di raccogliere più elementi possibili in grado di ricostruire sia il movente che il contesto in cui inquadrare il delitto. Mentre nella comunità cresce la paura che questa possa essere la classica scintilla in grado di scatenare una nuova faida di camorra. Pare che la vittima fosse finita nel memoriale di alcuni collaboratori di giustizia: definito come personaggio di spicco della famiglia Moccia: avrebbe curato gli interessi economici del clan. Spetterà alla DDA stabilire se quelle dichiarazioni possano avere una certa rilevanza o meno. Nessuna delle sue aziende risulta sfiorata da qualche indagine conoscitiva.

La vittima era un noto imprenditore che si occupava della produzione di vini (una azienda agricola a Frasso Telesino) e della distribuzione di carburanti con un passato da consigliere comunale ed assessore tra le fila del PSDI.  Per quanto riguarda i precedenti penali a suo carico risulta solo uno per abusivismo edilizio e una disavventura giudiziaria, finita senza condanne, dopo un arresto il 16 luglio 1987, quando era assessore, insieme ad altre cinque persone, tra cui Anna Mazza, vedova del boss e reggente del clan Moccia e sua figlia. Mentre nel 1983, pare che sfuggì ad un agguato di stampo camorristico rimanendo ferito.

Il delitto è avvenuto in un momento in cui ad Afragola sono in  ballo importanti interessi economici legati alla stazione dell’Alta Velocità: circa 100 milioni stanziati dalle Ferrovie dello Stato, ma gestito dall’ente comunale. Proprio per questo alcune ipotesi inquadrano l’omicidio nell’ambito delle infiltrazioni camorristiche  nei cosiddetti lavori di “contorno” -assegnazione degli spazi nella galleria commerciale che ospiterà negozi, bar e ristoranti –  alla stazione Tav, cosa che ha fatto scattare un allarme rosso alla Direzione Distrettuale Antimafia che da tempo monitora le attività del clan. Sono in corso le procedure amministrative per gli appalti sulla sistemazione urbanistica di due quartieri, il Saggese e San Marco sventrati per la realizzazione della stazione Tav.

Insomma, Caputo risulta perfettamente inserito nel tessuto economico e sociale del territorio dove viveva. La salma si trova al centro di medicina legale dove in queste ora si sta espletando l’autopsia. Solo successivamente si deciderà se autorizzare il funerale o meno.