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Piazza San Carlo, la testimonianza: “Cercavamo un riparo, ci chiudevano portoni e serrande in faccia”

La testimonianza di Fabio Gaudino, presente in piazza San Carlo sabato sera:

Mi trovavo più o meno al centro della piazza, ricordo che sul 2 a 1 del Real ho telefonato alla mia compagna per cercare un po’ di conforto. Mentre ero a telefono abbiamo subito il terzo gol. Molto deluso le ho detto che uscivo dalla piazza. Mi sono spostato sotto i porticati, facevo fatica ad uscire, mi mancavano altri cinquanta metri per essere fuori. Ho alzato lo sguardo verso il centro della stessa, verso lo schermo e ho visto che si è creato un vuoto, un buco, in mezzo alla gente. La calca si è spostata verso di me, ho visto una vetrina enorme rompersi, e ho sentito un boato pazzesco. Solo dopo ho letto del deficiente che diceva di essere un attentatore. La gente in preda al panico pensava ad un attacco terroristico e tutti hanno cominciato a correre. Nel fuggi fuggi generale sono caduto inciampando su un venditore ambulante. Questi sono stati i momenti più brutti, momenti nei quali ho davvero avuto paura di morire.

Ero vicino ad un signore molto anziano e ad una ragazza. Ci siamo coperti la testa con le braccia. Ricordo la ragazza che diceva “io non voglio morire” e il signore anziano dall’altra parte che invocava aiuto: “ti prego, aiutami”, non lo dimenticherò mai. Poi, non so come, sono riuscito ad alzarmi, ho trovato la forza di ricominciare a correre, fortissimo, verso piazza Castello. Correvamo senza capire, senza sapere perché. Ci chiedevamo tutti cosa stesse succedendo.

Raccontando questi momenti, il giorno dopo, dicevo agli amici di non sapere come essere riuscito ad alzarmi, di non riuscire a rendermi conto di dove aver trovato la forza di farlo. L’ho saputo il giorno dopo. Un mio caro amico, che non stava guardando la partita con me ma che era in piazza, mi ha raccontato di essere stato lui ad alzarmi, tirandomi per la maglia. In mezzo a trentamila persone. Mentre me lo raccontava ho quasi pianto. Non ero nemmeno riuscito a trovarlo prima della partita per salutarlo. E il destino ha voluto che proprio lui fosse lì a salvarmi.

Arrivati in un posto più tranquillo ci siamo fermati. Attorno a me la gente piangeva presa dal panico. Questi pochi momenti di pseudo calma sono stati interrotti da delle urla, presumo le urla di qualcuno che non riusciva a trovare i suoi cari. Si è scatenato di nuovo il panico. Tutti hanno iniziato di nuovo a correre. Gente che gridava “stanno sparando, stanno sparando”. Non sapevamo a cosa fare attenzione, abbiamo pensato a tutti i possibili modi in cui un attentato poteva essere messo in atto. Avevamo paura pure delle auto. Non sapendo cosa fosse successo la paura ha preso vita in tutte le sue forme.

Cercavamo riparo, un riparo qualsiasi, un portone, un negozio.

E proprio in questo momento abbiamo vissuto la cosa più triste della serata: cercavamo riparo e nessuno ci apriva. Appena ci vedevano, da lontano, i negozianti abbassavano le serrande, i residenti chiudevano porte e portoni e ci intimavano di andare via,

A furia di correre mi sono ritrovato a piazza Castello dove ho visto dei Carabinieri. Mi sono avvicinato a loro, per sentirmi più al “sicuro”. Stando fermo tutti i miei dolori sono cominciati a farsi sentire, sempre più forti. Ma guardando l’altra gente che arrivava ho capito di essere stato fortunato, ho visto persone davvero conciate male.

Le forze dell’ordine, insieme alla municipale sono stati di vero aiuto. Hanno cominciato a distribuire acqua, garze e disinfettanti per i feriti, dando, ovviamente, priorità ai più gravi. Non era facile gestire una situazione del genere, non posso fare che complimenti alla gestione dell’emergenza da parte dei soccorsi. Sono stati davvero bravi, anche a tranquillizzarci.

Mi sono fatto dare un’occhiata in ambulanza perché avevo un ginocchio distrutto e un forte dolore alle costole che mi ha fatto pensare addirittura di averne qualcuna rotta. I medici, dopo avermi visitato, mi hanno rassicurato che non avevo fratture o comunque danni gravi.

Sono riuscito poi a raggiungere il mio albergo dove mi sono ritrovato, fortunatamente, con tutti i miei amici. C’era chi aveva perso il telefono, chi i documenti, ma c’eravamo tutti e tutti stavamo abbastanza bene.

Sono fortunato ad essere qui a raccontarlo. Resta lo spavento forte, fortissimo. Una cosa che non avrei mai voluto vivere. E venire a sapere che, quasi sicuramente, è tutto nato da uno stupido, stupidissimo “scherzo” fa gelare ancora di più il sangue nelle vene.