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Roma- Berdini fuori perché contro lo stadio, la furia degli attivisti arriva alle stelle

Berdini si dimette perché Virginia Raggi dirà sì al nuovo stadio della Roma. Questa volta è la furia degli attivisti ad essere alle stelle.

Arrivano in Campidoglio le dimissioni di Paolo Berdini, assessore all’Urbanistica della Giunta Raggi e personaggio chiave dell’avventura 5stelle capitolina. Dopo le dichiarazioni rilasciate da quest’ultimo ad un giornalista di La Stampa, il clima in casa 5stelle era diventato pesante ma, a dispetto di quanto si crede,  non è stato questo a decretare l’uscita di scena del nemico dei palazzinari. Berdini  ha presentato le sue dimissioni dopo aver saputo di un incontro avutosi ieri -tra Mauro Baldissoni(direttore  generale  della A.S. Roma), il vicesindaco Luca Bergamo, il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito e il costruttore Luca Parnasi(incaricato alla costruzione dello stadio e alle pertinenze commerciali previste in esso)- durante il quale è stato raggiunto un nuovo patto per la costruzione dello  stadio della A.S. Roma.  Le dimissioni di Berdini dunque, trovano ragion d’essere nella sua esclusione dalla trattativa ufficiale  per la costruzione della nuova struttura di Tor di Valle e scatenano l’ira degli attivisti del MoVimentoPaolo Berdini infatti, era ed è molto amato dagli attivisti 5stelle, i quali vedono in lui la chiave per la lotta alle speculazioni edilizie. La sua uscita di scena non è stata vista di buon occhio ed ora, sarà difficile far digerire la nuova soluzione  trovata sullo stadio. Lo si è capito già ieri, durante un incontro del tavolo per l’urbanistica del M5s romano. Gli attivisti romani  sono determinati a portare in Campidoglio un esposto per sbarrare la strada alla costruzione dello Stadio. Nel mirino degli attivisti, oltre a Virginia Raggi,  finiscono anche Daniele Frongia, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio: il primo ritenuto il vero regista del patto sullo stadio di Tor di Valle, e a cui non si manca di rinfacciare un intervento in Consiglio Comunale in cui tuonava contro la costruzione della struttura; a Di Maio e a Di Battista invece, gli attivisti rinfacciano di aver dichiarato falsamente che il progetto dello stadio facesse parte del programma elettorale grillino. I vertici del MoVimento dunque, si trovano di fronte ad un bivio: partorire un altro No scatenando l’ira di chi non li ha sostenuti oppure, portare avanti il progetto sul nuovo stadio tradendo i loro elettori.