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Terremoto nel M5S: Appendino dai PM. Tutti i dettagli dell’accusa

Falsità ideologica e falso in bilancio, le accuse rivolte alla sindaca di Torino, Chiara Appendino. La Magistratura indaga dopo un esposto del Pd.

Ipotizzati nei riguardi di Chiara Appendino, sindaca di Torino, falsità ideologica e falso in bilancio. Reati di cui risponde in concorso con l’assessore Sergio Rolando e il capo di gabinetto Paolo Giordana.

Un debito di 5 milioni di euro nascosto dal Piano esecutivo di gestione del Comune di Torino e trasferito, pare illecitamente, dal bilancio 2017 a quello del 2018, col presunto scopo di allontanare lo spettro dello squilibrio. Un’operazione, questa, che costa l’iscrizione al registro degli indagati alla sindaca Chiara Appendino, esponente M5S.

La Appendino aveva da poco annunciato su a Facebook di aver ricevuto un avviso di garanzia, sottolineando la volontà di essere ascoltata il prima possibile. E così è stato. Difatti, la sindaca è stata ascoltata per oltre tre ore. «Abbiamo agito nell’interesse dei torinesi – precisa la sindaca Appendinochiarendo quello che c’era da chiarire. È stata una chiacchierata corretta in cui noi abbiamo esposto quelli che sono i fatti, alla luce di come abbiamo lavorato nell’ambito dell’approvazione del bilancio e tutto l’iter conseguente».

«Non abbiamo nulla da nascondere, sono serena e ho piena fiducia nella magistratura» ha dichiarato la sindaca  in conclusione dell’interrogatorio avvenuto negli uffici del Procuratore capo, Armando Spataro, e del pm titolare dell’inchiesta, Marco Gianoglio.

 

L’intera vicenda ruota intorno all’operazione denominata Whestinghouse, uno degli interventi di recupero urbanistico più importanti per la città. In sintesi: il 28 dicembre 2012 la società Ream versò una caparra di 5 milioni di euro all’Amministrazione, acquisendo il diritto a edificare un centro commerciale. Il progetto però restò sulla carta e quei 5 milioni divennero un debito. I contatti tra Comune e società si interruppero.

Secondo le indagini, il 30 novembre 2016, la Appendino  avrebbe compiuto il primo, presunto, falso: inviò una lettera all’assessore Rolando e al direttore della direzione Finanza, Anna Tornoni, affermando che: «stante le trattative in corso […] non è prevista la restituzione dei 5 milioni di euro anticipati da Ream nel 2012».

Il falso in bilancio, di conseguenza, fa riferimento ad una serie di operazioni che hanno permesso di spostare il debito di 5 milioni dal documento contabile del 2017 a quello del 2018. La vicenda è stata portata all’attenzione della magistratura con un esposto presentato da Stefano Lo Russo, capogruppo del Pd in Consiglio, e Alberto Morano.