1) Isaac&Bamba. Entrambi chiamati alla numero 6 del draft- Jonathan Isaac a quello del 2017 e Mohamed Bamba in quello dello scorso giugno- questa coppia di interminabili (altezza + apertura alare) lunghi costituisce la fondazione del nuovo rebuilding di casa Orlando Magic, intendendosi per nuovo rebuilding quello intrapreso poco più di una anno fa dalla nuova dirigenza di Orlando guidata dal GM John Hammond e dal POBO (president of basketball operations) Jeff Weltman, ex braccio destro di Masai Ujiri a Toronto. Di Mo Bamba, nei lunghi mesi che hanno portato prima al draft 2018 e poi alla Vegas Summer League di luglio, si è già detto e letto praticamente tutto. Naturali doti di stoppatore a centro area, bel rimbalzista e potenziale da tiratore perimetrale in stato di progressivo avanzamento; a Las Vegas il suo tiro in sospensione da media e lunga distanza è parso compatto nella forma e naturale nella dinamica- dovesse davvero assumere consistenza come realizzatore frontale, allora Mo Bamba rappresenterebbe la migliore notizia capitata agli Orlando Magic dal 2012(!) ad oggi.
Altra buona notizia uscita da Vegas per i Magic è stata quella relativa allo sviluppo di Jonathan Isaac: l’ex prodotto di Florida State, la cui stagione da rookie è stata letteralmente falcidiata dagli infortuni, ha mostrato un fisico atleticamente ben più rifinito e potenziato dal lavoro di questi mesi in palestra ed una nuova necessaria aggressività con la palla tra le mani; risultati altalenanti, con un tiro dalla media elegante ed efficace mentre il tiro dalla lunga distanza risultava poco fluido e ancor meno efficace. Se discontinuo ed ancora acerbo in attacco, Isaac mostrava però istinti e capacità difensive potenzialmente determinanti cambiando con efficacia su ogni tipo di avversario, sporcando linee di passaggio, stoppando sia in aiuto che in uno-contro-uno e in generale mostrando di poter essere un pezzo (molto) buono del futuro degli Orlando Magic.
2) Aaron Gordon stays put. Una gestione da manuale della buona amministrazione da parte di entrambe le parti coinvolte (la franchigia da una lato, il giocatore ed i suoi rappresentanti dall’altro). Diversamente dalle pur simili, almeno in partenza, situazioni di Zach LaVine coi Bulls e Jabari Parker coi Bucks, la restricted free-agency di Aaron Gordon con gli Orlando Magic è stata rapida quindi indolore e soprattutto, sembra di poter dire, produttiva per entrambe le parti. Gordon ha firmato un nuovo contratto quadriennale, senza opzioni di uscita anticipata, del valore complessivo di 80 milioni di dollari. Il contratto in realtà si struttura su di una base fissa di 76 milioni + 1 milione l’anno di bonus legati, si presume, alle percentuali dal campo e/o da 3 punti. Il contratto inoltre ha una struttura decrescente: parte a 21 e mezzo il primo anno, scende sotto i venti il secondo, si attesta attorno ai 18 il terzo per terminare poi l’ultimo anno un filo sotto i sedici e mezzo così diventando sempre più team-friendly nel corso della sua durata ed eventualmente sempre più facile da muovere in un futuro scambio. Cosa che, peraltro, Orlando farebbe bene A NON FARE.
3) The young core. In generale, parlando del roster dei Magic, è inevitabile notare l’eccessivo assembramento di lunghi vecchi e nuovi. Andando più nello specifico, però, il detto assembramento è tanto evidente quanto all’atto pratico poco condizionante, almeno per il futuro della franchigia. Dei lunghi attualmente a libro paga, infatti, Vucevic è in scadenza a fine anno e verrà presumibilmente usato durante la stagione come pedina di scambio, Mozgov ha preso- a livello salariale- il posto di Biyombo e all’atto della scadenza del suo contratto (giugno 2020) libererà un piccolo tesoretto di 16/17 milioni di dollari nel salary cap dei Magic, Birch è in scadenza e sarà restricted nell’estate 2019, stesso discorso per Jarell Martin acquisito dai Grizzlies: a farla breve, tutti utili ma nessuno indispensabile per il futuro della franchigia. Poi ci sono quelli del presente e soprattutto del prossimo futuro: Bamba, Isaac e Gordon, tutti under 23 e tutti sotto contratto per svariati anni a venire. Insomma, la confusione dovrebbe durare ancora qualche mese, poi partendo dalla probabile cessione di Vucevic l’effetto domino nel reparto lunghi di Orlando dovrebbe cominciare a prendere il suo corso naturale.
*dati anagrafici del trio: Mo Bamba, 20 anni compiuti a maggio, nato e cresciuto nel quartiere di Harlem, New York; 215 cm di altezza, 103 kg, 2,39 m di apertura delle braccia. Jonathan Isaac, 21 anni da compiere il prossimo ottobre, nato a New York nel Bronx; 211 cm di altezza, 100 kg, 2,16 m di apertura delle braccia. Aaron Gordon, 23 anni da compiere il prossimo settembre, nato e cresciuto a San Jose in California, 207 cm di altezza, 102 kg, 2,13 m di aperture delle braccia.
4) il resto della squadra. 3 swingmen di buon livello, ma nessuno si presenta con il pacchetto completo. Fournier è forte nel tiro, discreto nella creazione del gioco e mediocre in difesa; Ross è utile un po’ in tutto ma davvero forte in nulla; Simmons è un realizzatore atletico ed aggressivo ma dal tiro in sospensione discontinuo e dalla difesa spesso distratta; il secondo anno Iwundu è solido in difesa ma quasi inesistente in attacco e il rookie Frazier assomiglia un bel po’ ad Iwundu con però un maggiore potenziale offensivo (si spera). Quanto alle point guards: DJ Augustin è un buon tiratore, discreto passatore ed uno scadente difensore; Jerian Grant (acquisito dai Bulls) è un buon passatore, mediocre/decente difensore ed uno scadente tiratore; Isaiah Briscoe (22 anni) è una combo guard dal grande impatto fisico ma quasi del tutto privo di una qualche forma di tiro cui potersi affidare.
5) coach Clifford. Separatisi da Vogel, gli Orlando Magic hanno affidato le chiavi della squadra a Steve Clifford, a sua volta appena separatosi dagli Hornets. Clifford è un allenatore tanto solido quanto poco spettacolare. Le sue squadre hanno in genere tre caratteristiche: precisa esecuzione ai due lati del campo, poche palle perse e dominio a rimbalzo difensivo. Di negativo, una limitata capacità di innovazione in generale. Insomma, non uno noto per le invenzioni. In compenso, noto per la sua capacità di insegnare a ridurre gli errori. Che poi potrebbe essere proprio ciò che serve agli Orlando Magic 2018/2019.