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Laura Boldrini ammette: “È stata una frustata”

La sinistra è uscita da queste elezioni con le ossa rotte. Mai nella storia repubblicana la sinistra aveva preso così pochi voti. Un dato che Laura Boldrini ha metaforicamente definito “una frustata” e ha indagato sulle ragioni della sconfitta, adducendole alle nuove modalità di comunicazione:

“Che è successo, che cosa non ha funzionato? Ho pensato che tre mesi erano pochi. Abbiamo avuto poco tempo, poche risorse, poi abbiamo avuto il deficit più grande: è che non abbiamo capito che queste erano le prime elezioni digitali, le prime elezioni dei social media. E lì noi eravamo molto impreparati, perché neonati e perché si fa fatica a far capire ai nostri l’importanza della sfera digitale”.

Non le manda a dire la presidente uscente della Camera, Laura Boldrini, che ha incontrato i militanti di Liberi e Uguali a Milano, in compagnia del neo senatore Francesco Laforgia:

“La parola d’ordine è apertura, apertura, apertura. Dopodiché ci dovrebbe essere, se questa sarà poi la volontà di tutti, la creazione di un nuovo soggetto politico, cioè si dovranno sciogliere i tre (Art. 1-Mdp, Sinistra italiana e Possibile, ndr) che oggi esistono e arrivare, attraverso l’allargamento, a un orizzonte progressista, che nel nostro Paese deve riuscire a ricominciare da zero, perché c’è stato un terremoto violento. La casa progressista è stata resa al suolo e, dunque, adesso bisogna ricostruirla con l’ascolto, con l’umiltà e l’inclusione, cercando di dare una prospettiva diversa”.

Poi interviene anche sul tema dell’allargamento al PD:

“Nell’orizzonte progressista c’è spazio per tutti coloro che vogliono intraprendere un cambiamento serio, che non vogliono galleggiare. Al bando il galleggiamento, perché la lezione è chiara per tutti, per noi ma anche per il Partito democratico. Se ci sarà la volontà di capire quello che è successo fino in fondo e di cambiare radicalmente, evidentemente nell’orizzonte c’è posto per tutti, ma questo dipenderà molto dai percorsi che vorremmo intraprendere, noi e gli altri della stessa famiglia progressista”.

A chi le chiedeva se l’uscita di scena dal Pd di Matteo Renzi agevola questo percorso, Boldrini ha replicato:

“Non è una questione di persone, ma di politiche e di modelli che si vogliono applicare alla società, alla politica industriale, al lavoro, al modo di concepire il welfare. Se tutto questo può essere riconsiderato e ripensato in un’ottica dell’intelligenza artificiale, della robotica e delle sfide che abbiamo davanti, allora è possibile ricomporre un orizzonte. Altrimenti no”.