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Caivano – Parla la dirigente: “Siamo un porto sicuro”

Dopo i fatti di Caivano (leggi qui), parla la dirigente dell’Istituto Superiore “Francesco Morano” e afferma: “Siamo un porto sicuro”.

“Non basta indignarsi, istituzioni facciano. Nei luoghi dove regna l’anarchia, dove la mattina non si vede mai un vigile, nei luoghi dove la differenza tra una figlia e una madre è sottile, tutto può accadere. Quando il ghetto è così forte si crea una stratificazione sociale impenetrabile. Non c’è solo promiscuità, c’è una mancanza di sentimenti, una sopravvivenza, un’anarchia totale”.

Così parla la preside Eugenia Carfora, commentando l’ennesimo episodio di violenza ai danni di una minore, accaduto nel Parco Verde.

“Non conosco bene i fatti ma il mio è un abbraccio corale non solo ai bambini ma a tutte le mamme che siano piccole o grandi. Dobbiamo dire a tutte le donne abbiate il coraggio di dire ‘no’ “.

Dice ancora la preside:

“Ciò che è accaduto ieri è un miracolo e dobbiamo fare di tutto affinché il miracolo contamini l’intera comunità. Dobbiamo esserci sempre per accompagnare queste mamme nel loro viaggio evitando qualunque forma di pregiudizio. Quando vedi una donna o un bambino in difficoltà bisogna fargli sapere ‘io ci sono’ e non farli sentire mai soli”.

Rimarca:

Al Parco Verde di Caivano (territorio dove neanche i lampioni cittadini funzionano) la scuola e i suoi insegnanti diventano l’unico porto sicuro dei ragazzi anche se “creare le giuste condizioni condizioni culturali è difficile perché la tecnologia e le ‘cose’ facili arrivano prima di me”.

Episodi del genere, dice, non si commentano in aula con i ragazzi  perché con loro:

“bisogna essere delicati, armoniosi e dolci. Se vedono il tuo sguardo indagatore, se lo percepiscono, allora hai già perso”.

L’istituto Morano è capofila di ”Noi Siamo Bambini”, un progetto di educazione e sensibilizzazione contro gli abusi sui minori promosso dal dipartimento delle Pari Opportunità.

 “Avevo il solo obbligo di creare una rete con 6 scuole fuori dalla Campania e di coinvolgere delle scuole che non erano insistenti direttamente sul territorio di Caivano. La cosa che mi ha colpito tantissimo e che quando si parla di questo argomento in alcune realtà c’è chi racconta ‘non mi e’ mai capitato un caso del genere’. Io pero’ non ci credo. Credo, invece, che in tutti gli sguardi, in tutte le situazioni, in tutti gli ambienti, accade sempre qualcosa di particolare. Poi, quando si diventa più grandi, ci si accorge di non essere stati presenti in quel momento particolare. La mia idea è quella di parlare, parlare e parlare ancora. Confrontarsi sempre e non dire, come ha affermato qualche collega, ‘io non partecipo perché non ho questi problemi e poi alcuni genitori si offenderebbero. Quando si parla di bambini e di tutela sono io ad offendermi se qualcuno che mi dice ‘sono offesa se mi parli di queste cose’ “.