Trentenne ha vissuto per 8 anni con una clip chirurgica dimenticata nel cranio nel corso di un’operazione. Ma la Ctu non gli ha riconosciuto alcun risarcimento.
Dieci anni, due operazioni e un iter giuridico durato due anni ca., e F. R., 33 anni, di Santa Maria C.V., continua a pagare le conseguenze della negligenza di cui è stato vittima in sala operatoria. Nessun risarcimento gli è dovuto. Eppure il 33enne ha vissuto, per 8 anni con una clip chirurgica all’interno del cranio. Una clip dimenticata lì in un intervento chirurgico subito nel 2007 all’ospedale di Caserta.
In questi giorni, è stata diffusa la Consulenza Tecnica d’Ufficio, in risposta alla richiesta di risarcimento danni. Il ricorso tramite accertamento tecnico preventivo è stato presentato dal legale del ragazzo, Di Lorenzo. Il risultato della perizia è chiaro: alcun reale danno biologico, derivante dalla presenza del corpo estraneo nella fronte. Ma non solo, al ragazzo non è riconosciuta né l’osteomielite, conseguente alla presenza del corpo metallico, né la difficoltà di convivere per tanto tempo con tale corpo estraneo.
“la persistenza del frammento osseo lasciato in situ è casualmente correlata alla incompleta toelette.”
Come si legge nel documento della Ctu. Inoltre la mancata correlazione del processo osteomielitico con l’intervento del 2007, sarebbe confermata dalle condizioni cliniche fino al 2015. Anno in cui il ragazzo ha subito un nuovo intervento all’ospedale di Nocera Inferiore.
Di conseguenza, nessun danno morale, per aver convissuto diversi anni con le problematiche causate dalla clip. E nessun danno estetico, per la ferita nella parte frontale del cranio. Anzi i periti nominati dal tribunale di Santa Maria hanno valutato il danno tanto lieve da risultare perfino inferiore ad un danno estetico. Di fatti, il danno biologico permanente riconosciuto al ragazzo è stimato del 5%.
Il legale rappresentante del ragazzo ritiene “non è condivisibile quanto affermato dal Ctu”. La consulenza ha infatti escluso il nesso consequenziale tra la presenza del corpo estraneo metallico e il processo osteomielitico, per il tempo trascorso tra l’intervento chirurgico e l’evidenza clinica dell’infezione. Ma secondo il legale Di Lorenzo:
“Il processo osteolitico proprio per la sede anatomica interessata e per le piccole dimensioni del corpo estraneo ha necessitato di un lungo tempo affinché si palesasse clinicamente”.