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Casoria, maxi-truffa da 300 milioni: svelato il trucchetto

Svelato il trucchetto, o meglio i trucchetti, utilizzati dal gruppo di persone accusati di una maxi-truffa da 300 milioni: frutto di fatture emesse da una società operazioni inesistenti.Le principali tecniche sarebbero tre.

A spiegarlo sono i finanzieri del gruppo di polizia tributaria di Como. Una massiccia quantità di merci (materiale elettronico, informatico, casalingo, pneumatici ed altro) veniva vendute da parte di varie società con sede nell’Unione Europea, alle società cartiere.  Altro passo era l’acquisto di queste ultime di materiale elettronico obsoleto presso aziende con sede sempre nell’Unione in regime di imponibilità ma con neutralizzazione dell’imposta anche se lo stesso materiale aveva un livello nettamente inferiore rispetto a quello esposto nelle fatture. Inoltre c’era la cessione di partite dello stesso materiale a società filtro o direttamente alle società rivenditrici finali  operanti nel mercato della grande distribuzione: consapevoli del valore fittizio attribuito ai prodotti commercializzati. Tutto è stato messo in atto tramite l’emissione di fatture false, tale da consentire un sostanzioso risparmio fiscale sia ai fini delle imposte sul reddito che sul valore aggiunto.

Il tutto è partito dai risultati di un semplice controllo alla dogana di Como Chiasso: fu sequestrata una spedizione di lampadine e pendrive con un prezzo di mercato del tutto fuori norma. La truffa ammonta a circa 300 milioni di euro: frutto di fatture emesse da una società cartiere per operazioni inesistenti.  L’Iva evasa ammonta a circa 60 milioni e l’imposta sui redditi a 25. Inoltre è stato disposto un sequestro da circa 85 milioni di euro. Sono stati contestati altri reati come omessa dichiarazione o dichiarazione infedele per evadere le tasse nell’ambito della commercializzazione di materiale elettrico e prodotti per l’elettronica ma anche di articoli cartoleria, casalinghi e pneumatici.

Tra i 17 coinvolti nella mega-truffa anche 4 persone della provincia di Napoli: uno di Casoria, due di Napoli ed uno di San Giorgio a Cremano: tutti nati tra il 1960 ed il 1973. L’operazione è stata portata a termine lunedì mattina dai finanzieri del gruppo di polizia tributaria di Como. Secondo gli investigatori in provincia di Napoli c’erano 4 centri organizzativi: a Qualiano, A Pozzuoli, nell’Interporto di Nola, e nello stesso capoluogo. In Campania erano attivi altri due centri: a Salerno ed a Nocera Inferiore.