Castelli: Pochi clienti? Aiutiamo i ristoratori a cambiare attività -Ecco cosa ha realmente detto il viceministro
Castelli, pochi clienti nei ristoranti? Aiutiamo i ristoratori a cambiare mestiere
Scoppia la polemica dopo le dichiarazioni del viceministro all’Economia Laura Castelli. L’esponente del M5S, alle telecamere di tg2 post ha esaminato in maniera sintetica la condizione dell’Italia post Covid. Una fotografia nitida con molti imprenditori costretti a reinventarsi per sopravvivere e molte attività costrette alla chiusura. Tra le categorie più colpite, i ristoratori che fanno i conti con le stringenti misure di prevenzione disposte dal Governo e con la paura dei clienti di imbattersi nel virus.
Da qui, secondo il viceministro, l’esigenza di accompagnare gli imprenditori in nuovi investimenti.
Questa crisi ha spostato domanda e offerta, le persone hanno cambiato il modo di vivere, e bisogna aiutare gli imprenditori dei nuovi business che sono nati in questo periodo. Certo che se una persona decide di non andare più al ristorante bisogna aiutare l’imprenditore a fare un’altra attività e non perdere l’occupazione e va sostenuto anche nella sua creatività, magari ha visto un nuovo business. Io credo che negare che questa crisi abbia cambiato la domanda e l’offerta in termini macro economici sia un errore. Vanno aiutate le imprese, sposteremo le tasse
Ma la bufera è immediata. Infatti, qualcuno ha pensato bene di semplificare le parole della Castelli con una sintesi secca:
Ci sono pochi clienti nei ristoranti? Aiutiamo i ristoratori a cambiare mestiere
Le parole della Castelli però non sono state tanto banali. Dopo gli attacchi dell’ex alleato di Governo, Salvini e della Meloni, la Castelli ha precisato:
La citazione del ristorante è un esempio e non un attacco alla categoria, come strumentalmente qualcuno ha voluto far intendere. Dispiace constatare che, pur di attaccare il Governo, alcuni giornali non facciano altro che inventare e fomentare notizie inesistenti, assumendosi anche la responsabilità di generare conflitti sociali