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Charlie Hebdo: l’ignoranza degli italiani a valanga

Ormai è un dato di fatto: ogni volta che accade una tragedia in Italia la cosa più triste non è la tragedia in sé ma l’ignoranza bestiale che, puntualmente, i miei compatrioti dimostrano nei commenti su Facebook sotto la vignetta di Charlie Hebdo disegnata per l’occasione.

Dopo i fatti dell’hotel Rigopiano Charlie Hebdo ha pubblicato sulla propria pagina Facebook l’ormai famosa vignetta della morte che scende sugli sci e che, nel balloon, dice: “y en aura pas pour tout le monde”. Questa frase, questa volta, è stata la causa del cortocircuito linguistico che ha scatenato l’onda barbara del gregge nazionalpopolare.

La traduzione letterale sarebbe “non ce ne sarà per tutti”, e le agenzie italiane hanno infatti tradotto la vignetta così: “Italia – La neve è arrivata. Ma non ce ne sarà per tutti”.

In realtà la frase “y en aura pas pour tout le monde” è un’espressione idiomatica che i francesi usano per indicare il far presto ma in tono ironico. Il corrispettivo in italiano potrebbe essere: “chi prima arriva meglio alloggia”. O in inglese “first come, first served”.

Letta così: “Italia – La neve è arrivata. Chi tardi arriva male alloggia.” la vignetta assume tutto un altro senso: una critica ai soccorsi che, la sera prima della valanga, non hanno ritenuto di dover subito intervenire all’Hotel Rigopiano perché, anche se bloccati, sarebbero stati comunque “al sicuro” o addirittura, per le prime 2 ore, hanno pensato che fosse uno scherzo… E tutte le relative critiche sul ritardo dei soccorsi, anche subito dopo la valanga. E’ arrivata prima la morte.

Il problema fondamentale resta però, a mio avviso, un altro: una vignetta può non piacere, può non essere compresa, può riuscire male ed essere davvero brutta o davvero idiota addirittura. Ma anche in questo caso non si potrebbero mai giustificare commenti come questi:

Io, da italiano e da persona pensante, me ne vergogno profondamente.

AGGIORNAMENTO

Questo pezzo mi ha portato auguri di morte violenta, quindi ho deciso di meritarmela seriamente scrivendone ancora qui: Prima gli italiani: perché anche la satira italiana può far schifo.