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Dai parlamentari col “bonus” un colpo mortale alla politica

Hanno sicuramente  la faccia come il culo i 5 parlamentari che hanno chiesto, in piena emergenza covid, il bonus previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio (da 600 a 1000 euro), riservato ai lavoratori autonomi e alle partite Iva. Normale chiedersi come è possibile che membri del Parlamento abbiano avuto la sfrontatezza di  chiedere per se stessi queste risorse. Scoppia l’indignazione e fioccano le richieste per avere i nomi di questi parlamentari per esporli al pubblico ludibrio. Ad aggiungere benzina sul fuoco, la notizia che oltre ai 5 parlamentari ci sarebbero altri duemila politici coinvolti, tra sindaci, consiglieri e assessori regionali e comunali, ci sono anche amministratori di comuni piccoli e piccolissimi, con meno di 1000 abitanti.

 

Dei cinque, solo in tre hanno ricevuto il sussidio, mentre agli altri due è stato negato. Ma questo non cambia di una virgola il giudizio di condanna. Tre di questi parlamentari apparterrebbero alla Lega, sugli altri due invece è arrivata una smentita. Per quanto riguarda il M5S, l’eurodeparlamentare Dino Giarrusso ha dichiarato che non si tratta di un deputato iscritto al gruppo dei 5S. Smentita netta anche da parte del gruppo dirigente di Italia Viva che per bocca del coordinatore nazionale Ettore Rosato ha fatto sapere che dopo aver condotto un’indagine interna, Iv assicura che nessuno dei suoi ha ottenuto il bonus.

 

Non si può fare di tutta l’erba un fascio e lasciare che l’antipolitica e l’esigenza di mettere qualcuno alla gogna prevalga su tutto. Una cosa è il caso di parlamentari e consiglieri regionali, altra cosa sono le storie di  amministratori di piccoli comuni che talvolta percepiscono indennità da poche decine di euro. “Nei piccoli centri sindaci e consiglieri sono poco più che volontari, sommersi da responsabilità e impegni con indennità che coprono a malapena le spese. Ben venga se qualcuno di loro ha chiesto il bonus”spiega  Marco Bussone, presidente dei comuni montani (Uncem).

 

La vicenda farà molto male alla politica, già alle prese con una fase storica in cui trova difficoltà  a ricostruire il rapporto di fiducia con i cittadini. Farà molto male anche  alla democrazia, alimentando quel sentimento populista che ci accompagnerà, in modo nefasto, al prossimo referendum.