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Il rosario di Salvini: Sondaggio Ipsos spiega quanto influisce sul voto

Ha fatto discutere non poco la scelta di Matteo Salvini di impugnare il rosario durante le manifestazioni politiche. Questo oggetto sacro col tempo è diventato uno degli elementi principali della comunicazione del ministro dell’Interno. Ma quanto incide tutto ciò in termini di voti?

L’ultimo sondaggio dell’Ipsos  ha analizzato l’elettorato cattolico alle recenti elezioni europee.  Il politologo Nando Pagnoncelli, in un’intervista a Famiglia Cristiana, spiega  che:

“Tutto l’elettorato nazionale è smarrito, basti pensare che la percentuale degli astenuti sfiora il 50 per cento. Ma i cattolici (gli italiani che vanno a Messa o si dichiarano credenti) lo sono ancor di più. Dipende anche dall’età, in genere più elevata, e dalla scolarità, più bassa in percentuale. Un elettorato composto da più donne che uomini, abitanti in prevalenza nei piccoli centri urbani, mediaticamente più esposti alla Tv che ai giornali. Dobbiamo fare i conti con il fatto che nel mondo cattolico ci sia una maggiore predisposizione ai cosiddetti allarmi sociali. Ovviamente non tutti, ma la prevalenza è questa”.

Secondo il sondaggista, amministratore delegato dell’istituto e docente di analisi dell’Opinione pubblica all’Università Cattolica di Milano:

“in questo momento la Lega è il primo partito tra chi va a Messa tutte le domeniche. Ma il rischio è che Salvini insegua troppo l’opinione pubblica e questa gli giri le spalle. Il problema vero è l’identità dell’elettore, che è multipla ma malleabile. L’operaio del Nord Italia iscritto alla Cgil che va a Messa la domenica e vota Lega (la classe operaia ormai vota in prevalenza Lega) non avverte alcuna incoerenza. La Pira diceva che solo gli animali senza spina dorsale hanno bisogno del guscio. Se non abbiamo un’identità forte, una spina dorsale, allora abbiamo paura e ci mettiamo il guscio”.

Per questa ragione proprio il rosario potrebbe essere un elemento importante. Pagnoncelli spiega che che l’osservazione sul suo utilizzo durante le manifestazioni politiche è cominciata durante la campagna per le elezioni nazionali del 4 Marzo:

“Il rosario lo abbiamo studiato lo scorso anno, in occasione delle elezioni politiche del 4 marzo. Salvini lo mostrò insieme al Vangelo anche al comizio, sempre in piazza Duomo a Milano, che precedeva di sette giorni le consultazioni. Ebbene, dopo quella manifestazione, in soli sette giorni registrammo una crescita della Lega fino a superare Forza Italia proprio in quei segmenti che avevano bisogno di essere rassicurati. Se lei segue la comunicazione di Salvini dell’ultimo anno si accorgerà che alterna prese di posizione molto dure – il Decreto sicurezza, Cesare Battisti che deve marcire in galera, i porti chiusi, la castrazione chimica, la legittima difesa perché il cittadino si possa difendere – a una retorica che mette spesso al centro i valori cattolici, i valori in cui dichiara di credere, dove appunto c’è l’esibizione del rosario, l’invocazione alla Madonna, oppure parla da papà (‘lo dico per i miei figli’). Usa artifici retorici in grado di rassicurare quell’elettorato che potrebbe essere spaventato da toni e temi al centro dell’agenda di Matteo Salvini”.

In ultimo Pagnoncelli analizza il crollo di M5s, proprio all’interno del mondo cattolico:

“Nei 5 Stelle avevano creduto moltissimi cattolici. Era il primo partito per chi va a Messa. Siamo un Paese con un’opinione molto volatile, ondivaga. Quello che va oggi potrebbe non andare bene domani. E questo vale per i soggetti come Renzi che ha avuto un calo vistoso in tempi rapidi da cui non si è ripreso, come il leader precedente, Monti, oppure Berlusconi. Sorprende la ripresa del Pd di Zingaretti e la buona performance di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Ora pare che la caduta tocchi a Di Maio…”

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