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Inchiesta de “La Stampa” sui disabili, risponde il Pd : “Dobbiamo censirli subito tutti”

L’inchiesta pubblicata ieri da “La Stampa” ha scatenato la reazione di esponenti del Pd che chiedono un osservatorio per “censire finalmente” tutte le disabilità.

L’inchiesta pubblicata ieri da “La Stampa” ha rivelato l’esistenza di 40 mila disabili di cui non sa più nulla quando muoiono i genitori. Le associazioni dei familiari ritengono, addirittura, che ce ne siano molti di più.

Ileana Argentin del Pd chiede a gran voce, un censimento delle disabilità e afferma:

“Presenterò un’interpellanza al Ministero del Welfare per sapere quali Regioni hanno chiesto il fondo per il ‘dopo di noi’ e cosa ne abbiano fatto”.

Continua dicendo che:

Non avere numeri certi è un pericolo: se non sappiamo quanti hanno bisogno, non si potrà aiutarli quando perdono i genitori. Solo in Italia gli anziani non autosufficienti sono contati tra i disabili e le gravi differenze nei servizi d’assistenza crea un abisso tra Nord e Sud“.

Annuncia, infatti, battaglia sui numeri:

“E’ inaccettabile non disporre di dati certi,manca una struttura di coordinamento. Senza sapere di quanti disabili parliamo, non avremo mai interventi adeguati. Per i genitori dei disabili non può essere un lusso morire“.

Chiarisce però che un passo in avanti con la nuova legge c’è stato:

“Per la prima volta esiste un fondo specifico, con 90 milioni di euro per quest’anno, 38,3 milioni per il 2017 e 56,1 milioni dal 2018″.

Ad interessarsi alla questione, non solo Ileana Argentin, ma anche la sua compagna di partito Elena Carnevali che si è impegnata in prima persona alla commissione Affari Sociali.

Ecco le sue parole:

“I genitori non devono rassegnarsi all’idea che i loro figli disabili non possono avere un futuro quando non saranno più in vita. Come tutte le leggi anche questa sul ‘dopo di noi’ aveva bisogno di strumenti attuativi che sono arrivati rapidamente”.

Secondo Argentin e Carnevali , il problema si manifesta a livello locale perché molte regioni hanno ottenuto il via ai finanziamenti dal Ministero, ma nelle restanti ci sono ancora accertamenti in corso sulla base di attenti esami a cui sono sottoposte delle integrazioni richieste.

La Carnevali poi precisa:

“Perché i figli si possano emancipare dalle famiglie servono anni di autonomia ed abilitazione, di accompagnamento dei nuclei familiari per progettare il distacco. I figli non sono pacchi che spostiamo dalle famiglie in case o residenze. Molti comuni stanno già sperimentando progetti sapendo che non può essere la soluzione per tutti quella di vivere in convivenza in piccoli nuclei. Un altro modo di affrontare la disabilità è un dovere civile oltre che morale“.