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Il ministro Fedeli interviene sui concorsi truccati: “Tolleranza zero”

Intervistata da Il Messaggero, il ministro dell'istruzione ha parlato delle possibili misure da adottare, tra cui il "garante della legalità".

 

All’indomani dello scandalo “Cattedropoli”, il ministro dell’istruzione Valeria Fedeli è intervenuta sul punto, da un lato sottolineando l’esigenza di andare fino in fondo e procedere con tempi spediti nell’accertare i fatti e perseguire i colpevoli, da l’altro annunciando le possibili misure da adottare, al fine di prevenire comportamenti corruttivi.

Pugno duro e tolleranza zero è la linea da seguire secondo il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Valeria Fedeli, nell’affrontare lo scandalo che ha colpito l’università italiana e ha portato all’arresto di 7 professori e all’interdizione dall’insegnamento di altri 22.

«Ciò che sta emergendo impone che si vada fino in fondo e che una volta accertati i fatti, si perseguano i responsabili. È necessario che la verifica delle accuse si svolga in tempi rapidi».

L’impressione della Fedeli, che non se la sente però di condannare l’intero sistema nel suo insieme. Del resto lo stesso rettore dell’Università di Firenze, (centro delle indagini, ndr) ha parlato di una maggioranza sana del corpo accademico.
«I docenti italiani li conosco, c’è una gran parte assolutamente sana, responsabile, trasparente, che punta al merito». Dice il ministro, ma ciò non toglie che «là dove il tema esiste, va sradicato».

A riguardo Fedeli ha ricordato la collaborazione col presidente dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione, Cantone, attiva già da febbraio, al fine di individuare «criteri di prevenzione, misure di trasparenza, e figure anti-corruzione». Per la prima volta, infatti, nel’ “Piano anticorruzione 2017” sarà introdotto il capitolo delle istituzioni universitarie.

Tra le misure, l’individuazione presso ogni ateneo di un garante della legalità, già previsto per la PA:

«Il responsabile anti-corruzione nei singoli atenei avrà la stessa funzione che ha questa figura dirigenziale nelle amministrazioni centrali. Dovrà essere un dirigente, anche lo stesso direttore generale, scelto tra personalità di elevata qualificazione professionale e priva di incompatibilità come la presenza in commissioni o altri conflitti di interesse. E dovrà dare garanzie di indipendenza dalla sfera politica e istituzionale».

La Fedeli sta elaborando anche altre proposte, come quella di componenti esterni autorevoli che facciano parte delle commissioni di concorso per l’accesso alla docenza universitaria.

Le diverse misure previste nel Piano saranno poi comunicate all’Università, che pur nella loro autonomia, dovranno adeguarsi e adottarle. Tali misure non saranno però obbligatorie e vincolanti, per stessa ammissione della ministra che però ha rassicurato «anche per Università e docenti valgono leggi e regole anti-corruzione fissate per tutta la Pubblica amministrazione». Ed ha aggiunto:

«Non c’è dubbio che le Università coinvolte devono capire come intervenire, non avere alcuna remora anche a prendere iniziative se si verificano abusi, avere il coraggio di contrastare questi comportamenti con atti legali».

Al termine dell’intervista, sull’intercettazione “non fare l’inglese, fai l’italiano”, ha dichiarato:

«Se fosse vera sarebbe drammatica. In pratica dice a un giovane che merito, trasparenza e legalità non hanno posto in questo paese: a quelle parole si associa il senso comune inaccettabile per cui l’Italia sarebbe terra di favoritismi, corruttele e nepotismi. È una frase davvero offensiva per tutti quelli che invece agiscono nella legalità e sono la larga maggioranza».