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Ipotesi post elezioni. Di Maio premier: patto tra M5s e fuoriusciti del Pd

Il clima pre-elettorale si surriscalda. Berlusconi non si fida. Per Pisapia l’offerta politica del centrosinistra è insufficiente. Pd instabile.

Nel pieno fervore pre-elettorale, non mancano domande e perplessità sullo scenario politico che potrebbe delinearsi dopo la chiamata alle urne. Berlusconi è tra coloro che si pongono degli interrogativi; è tra quelli che temono le ripercussioni che potrebbe subire il Partito Democratico in caso di sconfitta.

E se è vero che, pure nel caso in cui gli esiti elettorali non fossero quelli sperati, un accordo tra Forza Italia e Pd (a detta di molti) “c’è, anche se non si vede”, è anche vero che le cose non sarebbero comunque semplici. Non sarebbe comunque semplice per Renzi gestire la situazione, non da una posizione così instabile. Per il cavaliere, con un leader così contestato, nulla può esser dato per scontato.

Silvio Berlusconi teme un’ulteriore frattura in seno al Pd. Teme una fuoriuscita dalle file del partito che potrebbe andare a rappresentare terreno fertile per il M5s e per un esecutivo a conduzione grillina. Un asse tra gli scissionisti del Pd ed i pentestellati, in accordo con Mdp.

«Con la destra non vado. Quanto ai Cinquestelle, decidano dove li porta il cuore

Queste le parole di Bersani, che mal celano una possibile apertura verso Di Maio ed i suoi, ma che contemporaneamente ribadiscono la chiusura verso destra. Tuttavia, se l’intento del Pd è di avere, nel mezzo, un appoggio bilaterale, a destra ed a sinistra; e, se la strada verso il Mpd non sembra percorribile, magari lo è invece un fortuito sentiero sul Campo Progressista.

«Mi ero speso per un progetto unitario di tutta l’area, ma il progetto è mutato. Questo, però, non vuol dire che mi tiri indietro.»

Così Pisapia che, se da un lato, non nega il suo continuo impegno per la ben riuscita dell’accordo programmatico con i democratici, dall’altro non intende spingersi fino ad una partecipazione in prima persona. “Non mi candido”, ha ribadito, nonostante le pressioni; nonostante la sua assenza potrebbe essere destabilizzante per le file del Cp e per le trattative con il Pd.

L’instabilità del Partito Democratico preoccupa, dunque. Il Campo Progressista sarà presente alle elezioni politiche del 2018, ma non può e non vuole bastare come supporto ai democrat, non in questi termini. Soprattutto in considerazione della “insufficienza dell’attuale offerta politica del centro sinistra.”