Sempre più frequenti gli incendi a discariche e impianti di smaltimento dei rifiuti.
Un fenomeno che non colpisce solo la Campania, ma anche il resto d’Italia. Si contano, infatti, quasi trecento incendi dal 2014 a oggi, con una maggiore concentrazione al nord.
La situazione rifiuti
L’Italia è uno dei paesi leader nel riciclaggio dei rifiuti in Europa, e la maggior parte degli imballaggi contenenti plastica, carta e metalli venivano esportati in Cina.
Da gennaio 2018 il governo di Pechino, però, impone divieti sull’importazione di materiale riciclabile.
La Cina, già dagli anni ottanta, è la più grande importatrice di rifiuti (che a sua volta riciclava per farne materia prima). Fin quando – meglio finalmente – si è posta il problema dell’inquinamento.
La maggior parte dei paesi europei, compresa l’Italia inviava più della metà della propria raccolta differenziata.
Dal divieto di Pechino, denominato “national sword”, nasce una nuova emergenza per tutta l’Europa.
In Italia, senza un numero adeguato d’inceneritori e con una raccolta differenziata che ancora fa fatica, i magazzini di materiale riciclabile sono completamente intasati.
Lo smaltimento illecito
Viste le difficoltà di esportazione si ricorre a metodi illegali per sbarazzarsi della grossa percentuale di eccesso.
Il disegno è semplice: una piccola parte dei rifiuti viene smaltita; mentre, la restante parte, stoccata in capannoni, viene incendiata. I roghi rappresentano il nuovo smaltimento illecito.
Oltre all’illegalità c’è una dannosità smisurata per la salute della popolazione.
Gli scarsi controlli sono alla base e, la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti insieme alla direzione antimafia, hanno il compito di effettuare e individuare le connessioni con organizzazioni criminali, verificando inoltre l’eventuale sussistenza di comportamenti illeciti da parte della P.A..
È bene ricordare che l’ultimo aggiornamento del Dlgs 152/2013 sulla tutela ambientale, prevede per chi dà fuoco a una discarica una pena che va dai due ai cinque anni di reclusione, che passa da tre a sei nel caso in cui si tratti di rifiuti pericolosi.
Gli impianti di riciclo sono sotto mira e la mole di rifiuti diventerà elevata sia per le discariche – da eliminare – che per un eccessivo uso dell’inceneritore – non può e non deve essere, per la salvaguardia dell’ambiente, la prima soluzione.