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L’amore ci perseguita: interpretazione filosofica “delle cose dell’amore”

Ero in macchina, un venerdì mattina, con quel sole che nell’estate ti ricorda di staccare la spina e di osservare quanto i nostri occhi non riescono a vedere, perché presi sempre da quella lotta contro il tempo. Mentre mi perdevo tra le bellezze di Napoli, con i suoi colori e profumi, con quel mare che sembra ti stia parlando, passano alla radio un nuovo brano cantato da Giusy Ferreri con la partecipazione di Federico Zampaglione – frontman del gruppo I Tiromancino – dal titolo: L’amore mi perseguita. Al pronunciare il titolo della canzone, caduto nella trappola del pregiudizio pensai ad un’altra canzone che avesse come oggetto la fine di un amore. In realtà ascoltandola tutto si faceva sempre più forte il desiderio di iniziare una riflessione puramente filosofica, in quanto sono proprio le parole della canzone ad offrirci questa possibilità. Un testo che presenta spunti per una lettura dell’amore in chiave filosofica, teologica, psicologica e anche letteraria. La canzone, che sembra suddividersi in singoli “momenti”, dove da un preciso inizio si giunge ad una fine, trova il suo intro con una forte consapevolezza da parte della cantante, quasi da non poterla contraddire visto lo spirito con qui inizia a cantare:

“La ragione cade giù davanti ad un amore, che non sa capire più dove vuole andare. Sei per me, sei per me, l’impossibile pensiero che mi porta via con sé, e non è retorica quando dico Che il tuo amore mi perseguita…”

In questa frase la lotta che si scatena tra mente-cuore, tra la voglia di fare un passo e la paura di cadere prende forma. La ragione umana si perde, cade nella trappola di quei “perché” che non fanno altro che allontanare quei due amanti dal vero e solo scopo, ossia non quello di possedersi ma di accogliersi e fare del mistero il loro “incipit”. La paura di iniziare qualcosa, quel brivido che attraversa tutta la nostra pelle, quel desiderio di voler sapere come andrà a finire, trova nell’amante ogni sua legittima giustificazione. Il pensar troppo ci conduce in una sorta di mondo interiore, dove l’io si incarna nella paura del dolore e di quest’ultimo si decide di farne “mera decisione”. Lo stesso Platone nel suo Simposio sosteneva infatti che: “Gli amanti che passano la vita insieme non sanno dire che cosa vogliono l’uno dall’altro. Non si può certo credere che solo per il commercio dei piaceri carnali essi provano una passione così ardente a essere insieme. È allora evidente che l’anima di ciascuno vuole altra cosa che non è capace di [d] dire, e perciò la esprime con vaghi presagi, come divinando da un fondo enigmatico e buio”.  Così anche come il suo allievo Aristotele, che seppur sotto una visione quasi egoistica andrà a sostenere che: “l’amore è cercare ciò di cui siamo privi…”. Questo è il momento dell’opportunità che l’amore stesso ci concede, dove bisogna fare una scelta, l’unica che non richiede calcoli e tantomeno legittimazioni, dove solo il “gettarsi” in questo fuoco darà iniziò all’incontro, dove non occorrerà guardarsi dalla testa ai piedi ma solo mirare verso la stessa destinazione, oltre ogni paura dove l’opportunità stessa ci ricorderà che il nostro essere liberi e il nostro poter scegliere saranno le basi su cui costruire un amore, giorno per giorno, senza affaticamenti e abitudini, facendo cadere così ogni fragilità e insicurezze, dove ogni scelta avrà giuste o sbagliate conseguenze.

Dopo “la ragione” e “la paura” che trovano origine nel momento dell’opportunità, entra sulla scena il momento del “Pentimento” dove il soggetto che ama non può fare altro che ripensare a cosa “forse” ha deciso di perdere. Il momento in cui l’amore ci perseguita mostrandosi in ogni angolo di cielo e della terra, sembra quasi divertirsi del nostro aver scelto diversamente, del nostro aver messo uno scudo dinanzi a quell’amore. Più vorremmo sbarazzarcene più egli si rende vivo, lo avvertiamo in ogni respiro, in ogni gesto. Più decidiamo di “chiuderci a riccio” più l’amore, come un soffio di vento gelido, entra nelle nostre vene e ogni cosa sembra assumere le sembianze di lei/lui. Solo nel momento in cui decidiamo di andare questa vola noi alla ricerca dell’amore, come un camaleonte l’amore preferisce “nascondersi”, scappare questa volta lui. Vorremmo ritornare al punto di partenza, vorremmo spostare le lancette dell’orologio all’indietro e ritornare lì, capire dove abbiamo sbagliato, cogliere qualche attiamo perso tra mille preoccupazioni e pentimenti. Iniziamo a cercare affannosamente qualcosa che possa farci rivivere anche un solo momento, cerchiamo di evitare e di non pensarci su’, ma la nostra mente ormai è già in partenza verso la ricerca dell’altro, di quello che abbiamo deciso di “allontanare”. Il desiderio diventa forte, la realtà sembra aver perso ormai ogni colore, tutto perde di vivacità e di logicità. L’amore sembra essersi allontanato da noi, dalla nostra vita, dalla nostra quotidianità, come se avesse deciso di correre per vie differenti, ma è sempre lì pronto a farci rimpiangere anche quel singolo momento, e sembra che ormai siamo destinati a privarci dell’amore stesso, stanco ormai di noi e del nostro modo di fare:

“Come è fredda la realtà quando hai un chiodo dentro al cuore, io potevo averti qua
ma il destino è andato altrove. Sei per me il costante desiderio che mi porta via con sé,
e non c’è più una logica quando dico che il tuo amore mi perseguita.”.

Ma proprio quando smettiamo di andare alla ricerca dell’amore, come per magia, è proprio l’amore che ritorna a cercarci.

È come riviere una scena di un film già visto ma completamente nuova ai nostro occhi, dove il nostro “io” viene ri-catapultato di nuovo nel momento dell’incontro. L’amore ha deciso di riportarci dove tutto ebbe inizio, dove tutto doveva trovare un continuo, dove tutto doveva trovare un compimento. È il momento dove l’amore non chiede altro che spiccare un volo verso l’incondizionato, senza paura di farci o meno male, senza quella pesantezza che rende difficile ogni nostro passo, ma soprattutto senza quell’istinto di calcolare prima di ogni azione. L’amore questa volta ci chiede di essere persone “mature”, dove prendersi per mano non sta a significare “recitare una parte” ma sta a significare il proprio “esserci” e il proprio “libero volere”. Gli amanti non hanno bisogno di frasi sdolcinati o di soli baci, hanno il necessario obbligo di custodire giorno dopo giorno il loro essere consapevoli nell’amore. L’amore ha bisogno di essere protetto, ha bisogno di trovare rifugio e di essere capito da entrambi. Non ha bisogno di ritrovarsi in tanti “io” ma in un eterno “noi”; non ha bisogno di ricevere qualcosa in cambio, ma solo di essere “casa” dove rifugiarsi quando l’abitudine inizierà a prendere di mira. Non ha bisogno di gare a chi offre di più, ma di fare dell’eguaglianza la base per poter guardare né troppo dall’alto né troppo dal basso, ma solo nel profondo di quegli occhi che nello scegliersi hanno deciso di guardare vero la stessa direzione. Erich Fromm sostiene infatti che: “L’amore immaturo dice: “Ti amo perché ho bisogno di te.” L’amore maturo dice: “Ho bisogno di te perché ti amo.” – Quindi l’amore non ha bisogno di essere un centro di “accoglienza” ma il luogo dove ritrovare quella persona, l’unica che nel silenzio è capace di guarirci, capirci, farci sentire realmente vivi, dove un sorriso o una lacrima farà da contorno a questa fantastica avventura:

“Cerco invano un po’ di pace, ma l’amore è più tenace, più di me e dovrei lasciarmi andare e così ricominciare. Ma è l’amore che mi tiene qui con sé e mi riporta a te….”

Proprio quando l’amore sembra essersi dimenticati di noi, dietro l’angolo una nuova avventura e già pronta per essere vissuta. Ogni essere umano nell’amore riscopre la grandezza del suo “essere nel mondo” e del suo essere parte attiva. Riscopre la sua vera natura, la sua vera vocazione, ma soprattutto il suo essere homo faber, quindi artefice del suo destino. Siamo tutti destinati all’amore, non potremmo mai liberarcene anche se fosse la cosa che più vorremmo al mondo. Non potremmo mai riuscirci perché come dice la canzone stessa: L’amore ci perseguita!

Luigi Pezzella

Nella foto Luigi Pezzella, dedito allo studio della Storia del pensiero politico ed alla Filosofia del diritto