Lampedusa sette anni dopo: l’ira di Papa Francesco
Papa Francesco sette anni fa visitava Lampedusa lanciando una corona di fiori su quel mare che aveva inghiottito un numero immenso di immigrati, soprattutto bambini, che fuggivano dalla morsa della morte delle loro terre e imbattendosi in una sorda e cinica visione politica, incapace di ascoltare il loro grido. E fu tragedia immane!
Questa mattina Papa Francesco, ha voluto ricordare la visita compiuta sette anni fa a Lampedusa celebrando la Santa Messa presso la cappella privata nella residenza di Santa Marta.
Ha preso parte alla celebrazione solo il personale della sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Il Pontefice ha denunciato quanto accade oggi in Libia, invocando la nera esperienza dei lagher nazisti, anche relativamente alla quasi totale assenza di informazioni che trapela all’esterno.
Le sue parole, decise e chiare, hanno richiamato tutti i fedeli a riconoscere nel volto dei migranti quello del Cristo stesso che bussa alla porta: assetato, forestiero, nudo, chiedendo di essere incontrato e assistito, chiedendo di poter sbarcare.
Risale a pochi giorni fa un gesto profetico del rivoluzionario Papa nell’aggiungere alle Litanie Lauretane tre titoli che invocano la Madre di Dio: Madre di Misericordia, Madre della Speranza e Conforto dei migranti.
A braccio ha ricordato la sua personale esperienza di quella giornata vissuta sette anni fa e di come, al ritorno in Vaticano, una donna di origini libiche abbia confidato al Papa di quanto la situazione fosse ancora più tragica di quello che giungeva a noi in maniera “distillata” .
L’affondo del Pontefice è palese, soprattutto per quanti, anche in Italia, sono fautori di una politica repressiva e non di accoglienza capace di poter assistere quanti sono oppressi in nome di valori nazionalisti.
Sette anni fa la sua omelia ricordava a tutti quelli che vivono in bolle di sapone, quanto fosse alto il rischio di essere condotti alla inesorabile “globalizzazione dell’indifferenza”. Una scottante verità che non può lasciarci indifferenti e sordi; rincara la dose il Pontefice, paragonando la nostra situazione attuale a quella del popolo di Israele che con il giungere della prosperità veniva allontanato dal Signore, con cuore riempito di falsità e ingiustizia; un pericolo a cui noi cristiani oggi non siamo immuni; un peccato a cui noi, cristiani di oggi, non siamo immuni:
“Se avessimo ancora qualche dubbio, ecco la sua parola chiara: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lavete fatto a me … nel bene e nel male!“
L’ultimo sguardo del Pontefice va alla Vergine Maria, la stella polare che ci aiuti a scoprire nel volto di quanti, soprattutto nelle terre libiche sono costretti in campi di detenzione, vittime di abusi e violenze.
“Tutto quello che avete fatto… l’avete fatto a me”. Cosa abbiamo fatto in questi sette anni? La riflessione e ancora aperta, come il mare… Intanto anche oggi con un barcone di fortuna, tante vite umane lasciano alle loro spalle l’inferno e, ricolmi di speranza, attraversano il Mare… giungeranno ad approdi sicuri?