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Las Vegas, il suicidio americano

La strage di Las Vegas

Domenica sera 58 persone vengono ammazzate, più di 500 ferite. Il killer è Stephen Paddock. Non è nero, non è islamico, non è l’ISIS. Fa meno rumore. La più sanguinosa sparatoria americana non ha ancora moventi, ma non sembra poi così oscura…

Ogni anno in America l’industria delle armi fattura 13 miliardi di dollari. Il 60 % deriva dalle tasche dei civili, che rappresentano il 42% della popolazione mondiale armata.

Ogni anno in America la violenza legata alle armi da fuoco costa quasi quanto le spese mediche: 229 miliardi di dollari, dai costi diretti, per il soccorso medico, la polizia, le prigioni, ai costi derivati, legati alla produttività e alla qualità di vita.

 

 

 

Il numero degli omicidi confrontato a quello degli altri paesi ad alto reddito è spropositato e più di un quinto delle vittime è rappresentato da bambini e adolescenti.

Il Senato, sotto scacco delle lobby vota no al controllo sulle armi e si rifugia dietro al secondo emendamento. Il Presidente, amico della NRA, vuole sbarazzarsi delle gun free zone, 

liberalizzando le armi nelle scuole e nelle chiese, e autorizza la vendita di armi a chi soffre di disordini psichici.

La libertà di avere 18 armi in casa viene difesa dalla Costituzione e da una politica strumentale al capitale.
Ma a Las Vegas non è stata l’Isis, lo dice l’FBI e allora tutto ok.
A Las Vegas si è consumato un suicidio
non mi riferisco a quello dell’assassino.