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Le ore decisive di Mattarella: colpo di scena o tutto già calcolato?

Sono passati ormai quarantacinque giorni dal quattro marzo, spartiacque della politica italiana. Le urne hanno consegnato un parlamento senza maggioranza e di conseguenza l’impedimento di un nuovo governo.
Tralasciando le possibili alleanze, visto l’evolversi condizionato dei potenziali Premier, dove Salvini esclude il PD e preme Berlusconi a reggere un governo con M5S; Di Maio ha invece escluso ogni alleanza con Berlusconi, compromettendo momentaneamente quella con Salvini e proponendo la stessa offerta al PD che inizia a intravedere uno spiraglio.

Inimmaginabile un incarico pieno, considerando che qualsiasi lista di ministri presentata al parlamento verrebbe rispedita al mittente.
Ne fuoriesce una fase di stallo e un passaggio da superare con calma per far decollare la XVIII legislatura.
Per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella diverse sono le vie percorribili secondo la base dell’art.92.

L’opzione che avanza è quella di scegliere un esploratore, ad esempio uno dei presidenti delle Camere essendovi espressione di maggioranza parlamentare, dandogli il compito di risolvere il rebus governo. Compito arduo per i presidenti delle camere:  la Casellati sembrerebbe favorita ma non è chiaramente il nome più indicato per riavvicinare le parti “vincitrici”; Fico in veste di esploratore non potrebbe evitare questa o quella forza politica, oltre a poter ammaliare qualche deputato di sinistra – Movimento permettendo. Da tenere in considerazione Giancarlo Giorgetti, fedele collaboratore di Salvini e deputato di lungo corso, con la proibizione di mandare all’opposizione il partito con più voti.

Una scelta diretta del Presidente della Repubblica porterebbe a un governo tecnico, riprendendo un attivismo presidenzialistico alla Napolitano – esperienza recente avuta con Monti (2012-2013) tramite l’appoggio costrittivo per “i supremi interessi del paese” di Berlusconi e Bersani. In questo modo il Presidente del Consiglio e la maggior parte dei ministri verranno scelti in funzione alle loro competenze tecniche e quasi sicuramente saranno personalità completamente esterne a partiti politici. Da tener conto che alcuni partiti tendono comunque a marcare la loro distanza da questa possibilità (l’episodio della legge Fornero, votata da quasi tutti e da quasi tutti attaccata, è uno degli esempi che consigliano cautela nella scelta della seguente formula).

Un governo del Presidente rappresenterebbe un mandato limitato per concentrarsi su pochi punti di programma condivisi (limitati) dal maggior numero di forze politiche. Da capire quanto durerebbe.
L’eventuale governo di scopo avrebbe appunto lo “scopo” di realizzare alcune riforme indispensabili (legge elettorale) prima di andare al voto. Un esecutivo che il premier uscente potrà portare avanti, licenziando l’attuale legge elettorale Rosatellum. Da qui il passaggio a delle nuove elezioni, dove la probabilità -visti i tre poli- dell’esito sia quello di trovarsi daccapo.
In questo momento non si può escludere un colpo di scena di Mattarella e bisogna ricordare che la Costituzione gli dà il potere di sciogliere le camere e indire nuove elezioni.