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Los Angeles Clippers, si cambia: da CP3 a Jerry West

Dopo sei anni spesi nella vana speranza che il trio Paul-Griffin-Jordan scalasse la Western Conference, la separazione da Chris Paul segna l’inizio di una nuova era nella storia dei Clippers. Cambia la formula: senza CP3 meno talento puro ma più profondità nel roster con gli innesti di Beverly, Gallinari e Teodosic. Soprattutto, da quest’anno gerarchie chiare: è la squadra di Blake Griffin e Jerry ‘the Logo’ West.

Off-season di cambiamenti drastici in campo e fuori per la franchigia dell’indemoniato proprietario Steve Ballmer. Giunta dunque al termine l’improduttiva stagione di Doc Rivers nella duplice veste di coach/Gm, Rivers potrà da questa stagione tornare ad occuparsi esclusivamente delle questioni legate al rendimento dei giocatori sul parquet lasciando ad altri le incombenze legate alla costruzione del roster e ai conteggi, calcolatrice alla mano, relativi al salary cap e annessa tassa di lusso. Una buona parte delle responsabilità dirigenziali sono state assegnate dunque a Lawrence Frank, buon amico di Doc, promosso Presidente per le operazioni cestistiche. Entrambi riferiranno al proprietario Ballmer il quale riferirà poi a…Jerry West(!). The Logo ha infatti lasciato i campioni Nba di Golden State per assumere a Los Angeles analogo ruolo di special consultant della proprietà dei Clippers.

Jerry West, in pratica, passa dall’essere un’influente ma non decisiva voce all’interno del board dirigenziale dei Warriors, all’essere la- de facto- più importante testa pensante della rinnovata struttura manageriale dei Clippers. 

Pare evidente che, etichette a parte, Jerry West vada a tutti gli effetti considerato il vero architetto della ripartenza estiva dei Clippers il cui snodo fondamentale è stata la cessione di Chris Paul a Houston in cambio di un robusto pacchetto di mischia composto dal play Pat Beverly, lo scorer Lou Williams, lo swingman Liggins, la combo forward Sam Dekker, il centro Harrell e una first rounder. I Clips hanno poi provveduto a rifirmare Blake Griffin ad un mastodontico quinquennale da 173 milioni di dollari complessivi (grossomodo 35 l’anno per 5 anni), rendendolo a tutti gli effetti ‘faccia della franchigia’ e perno tecnico della rinnovata squadra. Dopo Griffin è stato il turno di Danilo Gallinari strappato a Denver con un triennale da 65 milioni complessivi. Dopo un italiano, un serbo: Milos Teodosic, firmato ad un biennale da 12 milioni complessivi ma con una player option al termine della prima stagione (player option che verrà molto probabilmente esercitata per andare alla ricerca di un contratto pluriennale con più soldi garantiti sul tavolo).

Niente Europei per Teodosic. Si immagina la notizia abbia profondamente addolorato Doc Rivers…

Firmato poi, al minimo salariale, il centro Willie Reed, reduce dalla migliore stagione in carriera in maglia Miami Heat ma attualmente impegnato a difendersi da un’accusa di violenza domestica perpetrata ai danni di sua moglie Jasmine (la signora Reed ha peraltro pubblicamente dichiarato di non essere intenzionata a sporgere denuncia nei confronti del marito e ha anche chiesto, tramite il suo legale, alle autorità competenti di dismettere l’azione giudiziaria da queste attivata contro suo marito Willie). Passato largamente inosservato ma decisamente interessante il lavoro svolto dai Clippers la notte del draft: i losangelini hanno infatti acquisito i diritti su due giocatori scelti al secondo giro- Jawun Evans e Sindarius Thornwell. Jawun Evans da Oklahoma State University era generalmente considerato il play americano (Ntilikina quindi non conta in questa classifica) più forte del draft 2017 dopo i talenti di lotteria che giocano nel suo stesso ruolo: Ball, Fultz, Smith e Fox; che sia scivolato dritto al secondo giro è il segno che la sua ridotta taglia fisica e alcune perplessità sulla consistenza del suo gioco hanno alla fine inciso in maniera sensibile sul suo draft stock, non di meno Evans (21 anni appena compiuti) ha talento e la breve durata dei contratti di Beverly (il cui salario per la stagione 2018/2019 è integralmente non garantito) e di Teodosic (la player option di cui sopra) mostrano una potenziale finestra di ingresso nelle rotazioni dei Clips se non nell’immediato almeno in un futuro relativamente prossimo. Sindarius Thornwell (23 anni a novembre) da South Carolina University è una guardia-swingman che nell’anno da senior ha fatto registrare queste invidiabili medie: 21.4 pts, 7.1 reb, 2.8 ast, 2.1 stl, 1.0 blk, 2.5 tov tirando il 47% dal campo e il 39% da tre punti in 34 minuti di impiego medio; il potenziale per essere, quantomeno, un utile e produttivo pezzo di rotazione ad entrambi i lati del campo sembra esserci tutto.

Sindarius Thornwell e la sua coreografia.

Questa l’attuale depth chart dei Clippers in previsione del training camp di settembre: Beverly, Rivers, Gallinari, Griffin, Jordan; + Teodosic, Lou Williams, Wes Johnson, Dekker, Reed; + Evans, Thornwell, Liggins, Brice Johnson, Harrell. Giocatore barometro: Gallinari. Gallo got paid, adesso deve produrre conseguentemente. Prioritario è che la neo ventinovenne combo forward ex Nuggets sia in buona salute; ovviamente, come è noto, Gallinari è attualmente infortunato(…) e non prenderà parte agli imminenti europei di pallacanestro a causa di una frattura alla mano destra causata da un suo pugno a gioco fermo nei confronti di un giocatore della nazionale olandese in un’amichevole(?) di qualche settimana fa. Augurando al Gallo una stagione sgombra da infortuni- diciamo meglio, una stagione da 70-72 partite senza traumi e fratture che ne chiudano anzitempo l’annata- ciò che i Clippers chiederanno all’ala italiana sono soprattutto due cose: triple e tiri liberi. La scorsa stagione, a Denver, il Gallo ha tirato il 38.9% dalla lunga distanza mandando a bersaglio 2 triple a partita su 5.1 tentativi di media a gara, confermandosi tiratore perimetrale in grado di unire il volume alla precisione; dalla lunetta, invece, ha tirato più del 90% mandando a segno 5.5 tiri liberi a partita sui 6.1 tirati di media a gara, facile però immaginare che Doc Rivers, il suo nuovo allenatore, preferirebbe un po’ di precisione pura in meno dalla lunetta ma un ritorno del Gallo al volume di tentativi della stagione 2015/2016 quando Danilo fece registrare una media di 7.1 tiri liberi segnati su 8.2 tentativi a partita, sarebbe un incremento non enorme ma comunque significativo che darebbe ai Clippers una dimensione offensiva in grado di complementare al meglio il gioco di Griffin.

Peccato per gli Europei: considerando quanto male sta giocando Cervi da centro titolare, Messina avrebbe forse potuto sperimentare con profitto un quintetto con il Gallo da ala/centro + Melli, Datome, Belinelli e Hackett. What a waste.