Vaticano- Gianluigi Torzi, il broker anglo-molisano arrestato per estorsione lo scorso 5 giugno, in libertà provvisoria. Dalle sue dichiarazioni rilasciate agli investigatori, si dipingerebbe un quadro che parrebbe frutto della migliore sceneggiatura di Sollima.
Tutto ha inizio il 5 giugno 2020, quando a Gianluigi Torzi –broker anglo-molisano- si stringono le manette ai polsi. L’accusa è quella di aver intascato una tangente da 15milioni di euro per la compravendita di un immobile di lusso a Sloane Avenue, a Londra, fatta per conto della Segreteria di stato vaticana.
Da lì, un’ampia collaborazione con gli investigatori dell’Ufficio del promotore di giustizia Gian Piero Milano e del suo aggiunto Alessandro Diddi che avrebbe portato ad importanti rivelazioni.
Presunte tangenti, minacce, ricatti e decine di chat e di scambi di messaggi e di email con personaggi importanti del Vaticano.
Il broker, a cui ieri è stata concessa libertà provvisoria, sarebbe in grado di provare in maniera documentale che i suoi interlocutori nei palazzi vaticani fossero a conoscenza delle famose mille azioni della Gutt Sa, che lui stesso si era tenuto e che, nel mandato di cattura, venivano considerate come lo strumento attraverso il quale avrebbe messo a segno l’estorsione da 15 milioni alla Santa Sede.
Dalle indagini della procura vaticana si fa strada l’ipotesi della esistenza di un vero e proprio “sistema” che avrebbe consentito nel tempo l’approvvigionamento di somme di denaro non dovute e finite in Svizzera, a Dubai e in America Latina.
Ipotesi, queste, che meritano approfondite verifiche perché dipingerebbero un quadro apocalittico caratterizzato da intrighi di potere, ricatti incrociati con alti prelati vittime di soggetti senza scrupoli che avrebbero lucrato sui fondi delle finanze vaticane.