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Napoli, Provincia – Il pentito svela il “listino del pizzo” della camorra

Un vero e proprio prezzario quello descritto da un pentito. Coinvolte numerose attività commerciali tra discoteche, mercato del pesce, caseifici, raccolta rifiuti e fabbriche di scarpe.

Si va dai 500 euro al mese dei banchi, ai 6000-7000 di una discoteca fino ai 1000 euro di un caseificio. La cifra massima è quella di un negozio di detersivi che pagava 9000 euro all’anno.

Tutti dati forniti da un collaboratore di giustizia, Giovanni Marino, e raccolti in una serie di verbali in cui viene spiegato il suo ruolo all’interno dell’organizzazione criminale, le retate a cui ha preso parte e lo scontro tra i vari clan per il controllo della zona e dei traffici illeciti.

Il nome di Marino è associato ad uno dei delitti di camorra più terribili degli ultimi anni: quello di Lino Romano, 30enne operaio di Cardito  ucciso la sera del 15 ottobre 2012 a Marianella  per un terribile scambio di persona. L’agguato fu portato a termine al corso Marianella e maturò nel contesto degli scontri all’epoca in atto nella periferia a nord di Napoli tra il gruppo Abete-Abbinante e quello della Vanella Grassi.

Lino fu scambiato per uno spacciatore al soldo del clan rivale e fu ucciso con una raffica di colpi. Chi sparò non si accorse che aveva sbagliato persona, si fidò del segnale lanciato via sms dalla basista e appena vide una persona uscire dal palazzo aprì il fuoco. Per la morte di Lino sono stati già processati e condannati in primo e secondo grado il killer Salvatore Baldassarre, e gli altri che a vario titolo parteciparono all’agguato: Giovanni Marino, autista, Anna Altamura e Carmine e Gaetano Annunziata, i basisti pentitisi all’indomani del loro arresto.

Marino poi ha deciso di passare a collaborare con lo Stato. Uno dei primi passi fu proprio quello di dichiarare la propria colpevolezza per l’omicidio di Romano. Nei verbali viene prima spiegato il suo ruolo nel panorama criminale: un panorama che comprende i clan Amato-Pagano e gli Abete-Abbinante con il racket che passò nelle mani di questi ultimi. Lo stesso Marino spiega come egli stesso passò a gestire il denaro delle vittime delle estorsioni:

Il mio ruolo lo svolsi nel comune di Mugnano con il ruolo di esattore delle estorsioni commesse in danno sia di cantieri edili che di grossi esercizi commerciali tra cui un parcheggio che pagava 1000 euro mensili, una gioielleria che pure pagava 1000 euro, un discount che pagava sempre 1000 euro al mese, un caseificio che pagava 1000 tre volte l’anno a Pasqua, Natale e Ferragosto, una discoteca che pagava 6000-7000 euro al mese. Il mercato del pesce di Mugnano, ogni banco del pesce pagava 500 euro al mese, i banche erano 12, l’impresa della raccolta dei rifiuti, ma non so quanto pagavano perchè non andavo io a raccogliere le estorsioni in quanto dove si prendevano più soldi non mandavano me a ritirarli. Un negozio di detersivi pagava 9000 euro all’anno, tutte le fabbriche di scarpe della zona pagavano 900 euro al mese. Quando io materialmente passai a Mugnano per svolgere il ruolo di esattore delle estorsioni era stato già arrestato tutto il gruppo che in quel territorio faceva tale attività per il cartello Abete-Notturno-Abbinante-Mennetta-Leonardi-Guarino-Marino erano stati, infatti, arrestati in cinque.