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Nba: nuova stagione alle porte, il punto sulla Northwest Division

DON'T BELIEVE THE HYPE

NBA IS BACK, BABY.

Denver Nuggets: il regno del Joker, lontano dal controllo di Batman e dalla molesta presenza di Luis Scola e Marcos Delia. Accanto a Jokic ci sarà ancora Paul ‘ministro della difesa’ Millsap. A fare asse con il centro serbo la lead guard Jamal Murray. Dove la rotazione si fa un bel po’ affollata è nello spot numero 2.  Un trio di guardie tiratrici composto da Gary Harris, Will Barton e Malik Beasley.

Certo si può usare uno tra Barton e Beasley da ala piccola, cosa già fatta da coach Malone in passato, ma i benefici offensivi che ne derivano rischiano spesso di essere annacquati dalle correlate deficienze difensive. In virtù di ciò, risalta l’utilità difensiva del cagnaccio Torrey Craig. Le novità rispetto all’anno scorso saranno in sostanza due: Jerami Grant, ala forte, arrivato dai Thunder ed un risanato Michael Porter Jr. pronto al debutto Nba. Alle posizioni 1 e 5 due back up di livello come Monte Morris e Mason Plumlee. Juancho Hernangomez, medaglia d’oro mondiale al collo, in cerca di minuti. Bol Bol con un two-way.

Depth chart: starting Jokic, Millsap, Craig, Harris, Murray2nd unit Plumlee, Grant, Barton, Beasley, Morris; strings Hernangomez, Porter, Cancar.

Minnesota Timberwolves: che poi, alla fine, posto che Towns è di gran lunga il miglior giocatore della squadra, si torna sempre a quell’altro. Andrew Wiggins. Il suo contratto. La sua regressione statistica. La sua presunta assenza di ‘love for the game’. La notizia è che non c’è la notizia. Anche per quest’anno sarà Wiggins a definire la stagione dei T’Wolves. Non è neanche tanto un problema di fare o meno i playoffs quest’anno ma più che altro una questione di prospettiva. Wiggins spalla a lungo termine di Towns oppure no? Titolare di uno dei 5-6 peggiori contratti Nba oppure no? Un declino ancora reversibile oppure no?

Non che Wiggins esaurisca tutto l’intrigo relativo ai T’Wolves 2019/2020. La nuova speranza cittadina a Minneapolis si chiama Jarrett Culver, rookie con innegabile talento e potenziale ai due lati del campo. Ma, come per ogni primo anno, la sua curva di apprendimento richiederà il tempo necessario. La pazienza è d’obbligo. Così come nel caso di Josh Okogie, da cui è però lecito attendersi miglioramenti complessivi ma soprattutto nelle percentuali dal campo. Tra le altre facce nuove: Shabazz Napier, Jack Layman, Noah Vonleh e Jordan Bell.

Depth chart: starting Towns, Covington, Wiggins, Okogie, Teague; 2nd unit Dieng, Vonleh, Layman, Culver, Napier; strings Bell, Reid, Bates-Diop, Graham, Nowell.

Oklahoma City Thunder: che poi, di per sé, il roster attuale non è neanche male. Anzi. Il problema è che hanno quasi tutti le valigie pronte. Cioè, adesso sono nell’Oklahoma per il training camp ma tra 3-4 mesi potrebbero davvero essere quasi tutti altrove. La questione è legata anche all’età dei giocatori coinvolti. Chris Paul non può permettersi un anno a vuoto e Gallinari ha già dichiarato che l’anno prossimo prima si firma per una contender poi si contano i soldi presi. Gli unici due elementi sicuri di essere nel piano a lunga scadenza di Sam Presti sono la guardia Gilgeous-Alexander reduce da ottime cose nell’annata rookie in casacca clippers e l’ala Darius Bazley draftato tre mesi fa. Per il resto, incognite.

Roberson e Noel free-agents a fine anno. Steven Adams inseguito da voci di possibili scambi. Schroder utile ma, si immagina, non indispensabile. Terrance Ferguson, invece, potrebbe lui sì trarre giovamento dal rinnovamento atteso quest’anno ed espandere il suo ruolo nel presente e pure nel futuro dei Thunder.

Depth chart: starting Adams, Gallinari, Roberson, Gilgeous-Alexander, Paul; 2nd unit Noel, Muscala, Bazley, Ferguson, Schroder; strings Diallo, Nader, Burton.

Utah Jazz: il capro espiatorio è andato altrove, direzione deserto dell’Arizona con tappa intermedia in Cina per mettersi al collo da assoluto protagonista una bella medaglia d’oro mondiale. E quindi, adesso che Ricky Rubio non c’è più, Utah farà senza dubbio il salto di qualità mancatole sino ad ora. Almeno, questo è quello che sperano a Salt Lake City.

Dunque, Mike Conley in regia accanto all’esplosivo Mitchell. Un all around swingman del calibro di Joe Ingles a metterci difesa, tiro e regia secondaria. Bojan Bogdanovic, l’altra grande acquisizione estiva dopo Conley, a spalleggiare Mitchell nell’abbattere le difese avversarie. Nel pitturato Gobert, versione portiere. Perché è vero che le spaziature dovrebbero essere ottimali con il quintetto appena citato, però il dubbio di una certa mancanza di forza fisica ed esplosività atletica rimane. Dando per scontato che Conley le giochi (quasi) tutte. Aggiunti pure Ed Davis come cambio di Gobert e Jeff Green nel ruolo di 4 off bench. Mudiay cercherà una sua dimensione e maturità sotto la guida di coach Snyder ed Exum proverà, una volta ancora, a rimettere in moto la propria carriera.

Depth chart: starting Gobert, Bogdanovic, Ingles, Mitchell, Conley; 2nd unit Davis, Green, O’Neale, Exum, Mudiay; strings Bradley, Niang, Oni, Williams-Goss.

Portland Trail Blazers: al comando il solito duo di bombardieri Lillard-McCollum. Entrambi freschi di estensione contrattuale a lungo termine con la franchigia dell’Oregon. Comprensibile nella logica e nei numeri quella di McCollum. Comprensibile nella logica ma francamente un poco assurda nei numeri quella di Lillard. A 31 anni guadagnerà 44 milioni di dollari, a 32 anni 47 milioni di $, a 33 anni 51 milioni di $ e a 34 anni nel 2024/2025 guadagnerà altri 54 milioni di $greens$.

Con *Nurkic ancora assente e senza alcuna certezza sulla data del rientro del centro bosniaco, a dominare il pitturato di Portland sarà l’imponente e controversa figura di Hassan Whiteside. A fargli da spalla nel reparto lunghi il giovane e già utilissimo Zach Collins. Dovrebbe chiudere il quintetto lo swingman veterano Bazemore, difesa e triple mancine. Rifirmato Hood per dare sostanza offensiva al secondo quintetto, sono arrivati a dar manforte pure il capitano di lungo corso Tolliver (37,6% da 3 in carriera), l’irriverente Rio Hezonja (27,6% da 3 in maglia Knicks) e sua maestà Pau Gasol (39 anni) al minimo salariale.  Interesse per il rookie Nassir Little, progetto a lunga scadenza sembrerebbe e grande attesa per un maggior minutaggio di Anfernee Simons, il Penny Hardaway del nuovo millennio (si scherza, ma neanche troppo; sopratutto, glielo si augura).

Depth chart: starting Whiteside, Collins, Bazemore, McCollum, Lillard; 2nd unit *Nurkic/Labissiere, Tolliver, Hezonja, Hood, Simons; strings Gasol, Little, Trent.

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