Svolta epocale. Papa Francesco: sì al testamento biologico. Il Governo tace
Papa Francesco continua a far parlare di sé: questa volta tocca al testamento biologico, tema delicatissimo che affronta le questioni di vita e di morte delle persone. L’apertura del Pontefice ha un significato importante.
Secondo Bergoglio infatti, la volontà del paziente va rispettata in quanto deve essere libero di scegliere della propria vita. Parole, queste, molto importanti che hanno riaperto il dibattito sul tema. La Legge sul Testamento Biologico è infatti ostaggio di una politica miope e insensibile.
Dopo il via libera alla Camera il disegno di legge è stato bloccato in Senato: un iter difficile che ha visto da un lato l’opposizione delle forze politiche di centro-destra, Lega Nord e Forza Italia, dall’altro la debolezza del Governo osteggiato dalle stesse forze centriste sulle quali si regge la maggioranza. Il rischio è che la legge slitti alla prossima legislatura nonostante l’opinione pubblica e la comunità medico-scientifica siano largamente favorevoli al provvedimento.

Ma cosa prevede la Legge sul Testamento Biologico?
“Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari al fine di evitare l’accanimento terapeutico”
Così è intitolata la proposta di legge n.1142 che riempirebbe un vuoto normativo introducendo le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) ossia la volontà da parte di un paziente, in particolari condizioni, di rinunciare alle cure mediche, al nutrimento e all’idratazione artificiale; una procedura definita anche “eutanasia passiva”.
Esistono peraltro già tre sentenze sull’accanimento terapeutico assunte dalla giurisprudenza italiana: la prima del 16 ottobre 2007 della Corte Suprema di Cassazione che stabilisce che l’autodeterminazione terapeutica non può incontrare un limite anche se ne consegue la morte, la seconda del 2 settembre 2014 del Consiglio di Stato e la terza del 16 luglio 2016 del Tribunale di Cagliari.

L’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa a non essere dotata di norme giuridiche sul testamento biologico che diano valore alla volontà personale tutelandone dignità e libertà. Non è ammissibile che i cittadini italiani, dopo i casi Englaro, Welby, DJ Fabo e tanti altri, non possano scegliere come autodeterminarsi su una questione così importante di vita o di morte.
E’ una questione di libertà individuale non rimandabile, di rispetto della volontà di ognuno di noi: è nostro diritto vivere e morire con dignità all’interno di una cornice giuridica certa in cui poter esercitare le proprie scelte liberamente e responsabilmente.

L’approvazione della legge sul biotestamento rappresenterebbe un primo indispensabile passo in avanti dopo anni di indifferenza da parte della politica nei confronti di quei malati terminali la cui vita è destinata ad un calvario di dolori e sofferenze fisiche e mentali, a cui si aggiunge la violenza inaccettabile di chi pretende di decidere sulla loro vita appellandosi ad una moralità che ha ben poco di morale: cosa c’è di morale nella sofferenza e nella consapevolezza di vivere una vita non dignitosa?