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Reddito di cittadinanza e quota 100: ok al decreto. Ecco come funziona

Il Governo ha approvato, nel corso di un Consiglio dei Ministri, il “decretone” contente le due grandi riforme: reddito di cittadinanza e quota 100.

Insieme al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i due Vicepremier, Di Maio e Salvini, nel corso di una conferenza stampa, hanno illustrato, attraverso l’ausilio di slide, i principali punti del decreto.

Stando a quanto dichiarato dai 2 Vicepremier sono stati stanziati 7 miliardi per il reddito di cittadinanza e 4 per quota 100. Il decreto dovra ora essere sottoposto al vaglio d all’approvazione di Camera e Senato.

Reddito di cittadinanza

Attraverso lo stanziamento di oltre 6 miliardi per il 2019 e 1 da investire per la riforma dei centri per l’impiego è prevista l’erogazione di 500 euro mensili per una persona single e senza altre entrate da lavoro. A questa cifra si potranno aggiungere 280 euro in caso di pagamento di affitto e 150 per chi ha invece un mutuo. Il reddito aumenterà in base al numero dei componenti della famiglia. Resta invece escluso dal godimento della misura chi risulta essere proprietario di due case. Può accedere alla misura chi ha un Isee annuale inferiore ai 9.360 euro. Chi aderisce alla misura dovrà sottoscrivere un patto per il lavoro e riceverà fino a tre offerte: la prima entro i 100 km, la seconda entro i 250 e la terza in tutto il territorio nazionale. Se il beneficiario rifiuterà più di tre offerte perderà il diritto a ricevere la rendita mensile. La misura potrà essere erogata per un massimo di 18 mesi, prorogabili per altri 18.

Quota 100

Il decreto introduce il diritto alla pensione anticipata, senza alcuna penalizzazione, al raggiungimento di un’età anagrafica di almeno 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni, quella definita “pensione quota 100”. Il ritiro dal lavoro sarà possibile a partire del primo aprile 2019 per i lavoratori privati che abbiano raggiunto i requisiti indicati entro il 31 dicembre 2018 e, dal primo agosto 2019, per i lavoratori pubblici che li abbiano maturati dalla data di entrata in vigore del decreto. Inoltre, potranno andare in pensione dal prossimo primo settembre lavoratori della scuola.

La riforma sulle pensioni prevede inoltre la possibilità di andare in pensione in anticipo con 42 anni e 10 mesi di contributi, se uomini, e con 41 anni e 10 mesi di contributi, se donne. Maturati i requisiti, i lavoratori e le lavoratrici percepiscono la pensione dopo tre mesi; la possibilità per le donne di andare in pensione a 58 anni se dipendenti e 59 se autonome, con almeno 35 anni di contributi al 31 dicembre 2018; la non applicazione degli adeguamenti alla speranza di vita per i lavoratori precoci, che potranno quindi andare in pensione con 41 anni di contributi. Anche in questo caso, il diritto al trattamento pensionistico decorre dopo tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti; il riscatto agevolato del periodo di laurea entro i 45 anni.