Renzi e il suo progetto per riprendersi il PD
Una discesa senza freni, un periodo nero che si protrae da quel fatidico 4 dicembre, giorno simbolo della disfatta del Partito Democratico a trazione renziana.
Nonostante si sia cercato di andare avanti, prima con Gentiloni, poi con Martina, purtroppo lo sguardo di molti è sempre rivolto all’indentro, a quei giorni incorniciati dal trionfo delle scorse europee, 40,8%, un numero che ormai rappresenta solo un lontano ricordo se si guarda ai sondaggi più recenti, che stimano il PD addirittura sotto la soglia del 15%.
Il prossimo banco saranno dunque le europee in primavera, data entro il quale il PD dovrà avere una guida, una personalità necessariamente uscita dalle primarie, che possa riportare il partito ai numeri di una volta. Impazza dunque il totonomi con Richetti, Delrio, Calenda, e Sala, ma nessuno per adesso ufficiale. L’unica vera candidatura arriva da Nicola Zingaretti, presidente della regione Lazio.
Nonostante ciò, giornali, tv e web non fanno che parlare di una persona, sempre la stessa, che un po per il suo spirito di frontman, un po per la malsana affezione degli avversari politici, è sempre al centro di ogni dibattito. Stiamo parlando ovviamente di Matteo Renzi, sempre attivo su Facebook e Twitter, quasi sempre perchè chiamato in causa per le varie tematiche del momento: Dall’Air Force alla polemica degli aiuti umanitari, l’ex premier rappresenta mediaticamente ancora il volto del PD. Sorge dunque spontanea una domanda: Cosa farà Renzi?
Sono varie le ipotesi che avanzano: Un’alleanza con Berluconi; Una scissione col PD e la creazione di un partito personale; Una riconquista della vetta con una nuova classe dirigente. La verità la sa soltanto Renzi, le cui mosse sono però deducibili da alcuni punti che ha già provveduto a fissare: Da settembre provvederà a intensificare gli attacchi al Governo, convinto che il dibattito sulla legge di Bilancio segnerà un punto di rottura tra l’alleanza Lega-M5s. Inoltre da ottobre si dedicherà alla Leopolda, intitolata “ritorno al futuro“, con lo slogan “Bisogna andare oltre i confini del PD“.
Ben consapevole che una sconfitta alle primarie porterebbe all’estinzione della sua corrente, Renzi attende l’esito della Lopolda per capire se concorrere in prima persona o affidarsi ad un fedelissimo. In ogni caso Matteo è fiducioso, e fa bene ad esserlo visto che da una parte il Governo, non toccando i pilatri delle sue riforme, ( Jobs act e 80 euro ) dimostra palesemente che il suo non è stato un cattivo operato; Dall’altra, i tentativi fallimentari di far emergere una leadership nel PD confermano implicitamente la sua, conclamata peraltro dai numerosissimi seguaci non del PD, ma della sua strettissima persona.