Sembra un vecchio segretario di partito il candidato Premier del MoVimento5stelle.
A Rimini, mentre Beppe Grillo gira per gli stand scucendo dall’uniforme le stellette da Generale, Luigi Di Maio, fresco di investitura, assume sul palco la postura di un vecchio segretario di partito e sembra essere pronto a raccogliere l’eredità del vecchio comico e a condurre l’esercito dei 5stelle.
Le parole cambiano, i concetti pure e la grinta del viaggio estivo sulle coste della Sicilia sembra essere sparita insieme agli imperativi che animarono il viaggio e che vedevano la Sicilia come il passaggio obbligato verso Palazzo Chigi.
La Sicilia non sarà un test nazionale
Dichiara Di Maio dal palco di Rimini, quasi come se volesse sminuire l’importanza dell’appuntamento del 5 novembre e mettere le mani avanti nel caso le Regionali dovessero rivelarsi un grande fallimento per il MoVimento da lui capeggiato. Ipotesi quest’ultima tutt’altro che remota considerati gli ultimi avvenimenti che hanno visto protagonisti i pentastellati. L’annullamento delle Regionarie e le indagini a carico del Sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, potrebbero compromettere l’esito delle votazioni del prossimo 5 novembre.
Ad ascoltare Di Maio, dietro le quinte del palco, un Roberto Fico riflessivo che osserva “l’evoluzione” del suo compagno d’avventure. Un’evoluzione che ad un ortodosso come lui non va giù.
Le cose –dice il Presidente della Vigilanza Rai– vediamole tutti insieme. Chiamaci, ci mettiamo e le vediamo insieme. La legge elettorale Italicum impone che il candidato Premier sia a capo della forza politica ma non a capo della vita politica generale, a tutti i livelli del MoVimento5Stelle. Questa è una grande distinzione.
Un concetto questo che mette d’accordo Fico con la Senatrice Elena Fattori, sfidante di Di Maio alle Primarie.
Il candidato Premier –dichiara la Senatrice– dovrebbe essere uno che media tra le parti per trovare tra queste la giusta sintesi. Non deve dettare la linea politica.
E l’idea che le Primarie siano state studiate a tavolino per non creare correnti interne e lasciare campo libero all’unico erede di Grillo, si fa sempre più tangibile.
In 7 contro Di Maio hanno totalizzato il 15% dei votivi. Immaginate quanto avrebbe totalizzato Roberto Fico?
Dice un portavoce del MoVimento che ha una certa familiarità con le dinamiche interne ad esso. E mentre la benzina alimenta il fuoco e scalda gli animi degli attivisti, Davide Casaleggio che ne sente l’odore, dal palco di Rimini protegge il neocandidato.
“Tutti insieme dovremo aiutare Luigi. Dobbiamo essere una grande squadra di volontari ignoti”
Ma proprio i volontari ignoti, quelli sotto al palco, denunciano la politica dello staff della comunicazione che rende visibilità soltanto a chi non contesta.
Noi siamo la maggioranza silenziosa che per amore verso il proprio Paese, tenta di cambiarlo. E può cambiarlo –dichiara Luigi Gallo– Soltanto il confronto ci consentirà di crescere. Il pensiero unico ci condurrà all’estinzione.