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Ritorna il fantasma delle trivelle

Ad un anno dal referendum sulle trivelle nulla è cambiato.

L’Italia è un Paese senza alcuna strategia energetica nazionale, dove le regole che tutelano ambiente e paesaggio non vengono rispettate, in cui le compagnie petrolifere sono libere di fare ciò che vogliono, sfruttando i giacimenti di petrolio e di gas naturale senza limiti e dove le energie rinnovabili sono ferme all’età della pietra. È una situazione insostenibile. 

Sono un centinaio le piattaforme offshore a ridosso delle nostre coste da cui proviene 1/5 della produzione nazionale di idrocarburi. Di queste il 70% non è monitorato dal Ministero dell’Ambiente comportando gravi rischi per l’ecosistema e le biodiversità marine, a cui si aggiungono le piattaforme terrestri dall’impatto ambientale devastante, con la distruzione di interi habitat naturali e conseguenze gravi sulla salute delle persone.

Nella mappa: le trivelle attive in Italia.

Numerosi sono gli studi pubblicati sui danni ambientali provocati dalle perforazioniGreenpeace ha dimostrato il nesso di causalità tra trivellazioni e presenza di sostanze nocive nelle zone interessate alle estrazioni nonché negli organismi che ci vivono. Si tratta di sostanze pericolose, capaci di risalire la catena alimentare fino agli esseri umani, con gravi danni per la salute.

L’impatto delle perforazioni petrolifere sugli esseri viventi.

E se da un lato il nostro Paese è uno dei firmatari della Conferenza di Parigi sul clima che prevede la riduzione delle emissioni di CO2 per fermare il surriscaldamento globale, dall’altro il Governo continua a creare corsie preferenziali per le energie fossili facendo grossi favori alle multinazionali. Non a caso il decreto denominato salva-trivelle emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico prevede il permesso per le compagnie di modificare e ampliare il programma di sviluppo delle piattaforme situate entro le 12 miglia dalla costa per incrementare le estrazioni: una norma che aprirà la strada a nuove trivellazioni.

Piattaforme offshore al largo delle nostre coste.

Le organizzazioni ambientaliste sono sul piede di guerraPer Legambiente si tratta di una decisione gravissima poiché il decreto aggira la discussione parlamentare e non tiene conto del referendum del 2016 che ha visto 15 milioni di cittadini esprimersi sulle estrazioni in mare. Al danno si aggiunge la beffa: nella manovra correttiva contenuta nella finanziaria stilata dal Ministero dell’Economia è prevista l’esenzione dalle tasse per le compagnie proprietarie delle piattaforme in mare ignorando la sentenza della Corte di Cassazione che stabilisce la tassazione in base al valore di bilancio. Grazie a questo provvedimento le compagnie non dovranno più versare TASI, IMU e ICI: un regalo da 200 milioni di euro che il Governo fa alle multinazionali.

Il Ministro dell’Economia Padoan e il Ministro dello Sviluppo Economico Calenda ospiti a Porta a Porta.

E se in mare le compagnie petrolifere fanno ciò che vogliono, sulla terraferma non mancano i tentativi di mettere le mani su interi territori. È quanto accaduto in Campania nel Vallo di Diano, una vasta lingua di terra comprendente due parchi nazionali, quello del Cilento e dell’Appenino Lucano, e quattro siti Unesco, in cui sono presenti antichi borghi e dove vivono 60 mila abitanti, caratterizzato da un’elevata pericolosità sismica e dalla presenza del bacino idrogeologico dei fiumi Sele e Tanagro.

Il Vallo di Diano e le sue verdeggianti pianure dominate da antichi borghi.

È in quest’area che la multinazionale SHELL vorrebbe avviare le proprie ricerche petrolifere; ma grazie all’azione dei cittadini organizzati nel comitato “Vallo a difendere e sostenuti dall’ente Parco Nazionale del Cilento, è stato scongiurato il pericolo di una devastazione ambientale senza precedenti. Le estrazioni di idrocarburi, oltre ad essere incompatibili con le peculiarità del territorio, generano ricchezza per le multinazionali e povertà per i cittadini, con conseguenze negative per l’economia locale legata ai settori culturale, turistico ed enogastronomico. Quella del Vallo di Diano è la dimostrazione che la lotta paga e che la vita delle persone viene prima degli affari delle multinazionali.

È ora di cambiare il futuro energetico in Italia investendo sulle energie rinnovabili e salvaguardando le bellezze paesaggistiche e naturali del nostro Paese.

Le incantevoli coste del Cilento.