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Storia di una “terra dei fuochi” alle porte di Roma

Tutto è iniziato nel maggio scorso, con l’incendio della Eco X, stabilimento di Pomezia che stoccava rifiuti speciali. La nube nera (carica di diossina) che per due giorni si diffuse nell’aria, attraversò (contaminando?) buona parte dei quartieri e dei terreni a sud della Capitale.

In uno di questi quartieri, quello di Fonte Laurentina, insediamento urbano molto giovane, dove da una ventina di anni i  nomi importanti dell’edilizia romana, stanno tirando su decine di nuovi fabbricati su quello che era l’agro romano, un gruppo di abitanti, preoccupati per il passaggio della nube tossica e per la ricaduta di materiali inquinanti ove insistono le strutture pubbliche del quartiere e sulle aree gioco dei bambini, ha deciso di promuovere una raccolta fondi per effettuare analisi e carotaggi dei terreni interessati dal passaggio della nube sprigionata dalla Eco X.

Così il  23 maggio 2017 un tecnico certificato del Laboratorio del “Gruppo Maurizi”, alla presenza delle Guardie Zoofile Ambientali Norsaa Roma, ha effettuato i carotaggi che hanno prodotto i seguenti risultati:

A seguito dei risultati, che evidenziavano alcuni valori fuori norma (tra cui gli Idrocarburi elevatissimi e la presenza di Cadmio) Massimiliano Coppola, uno dei promotori, ha deciso di richiedere nuove analisi all’ente regionale Arpa del Lazio.

Per questo motivo l’8 giugno 2017, Coppola contattava  il Presidente del IX Municipio, Dario D’Innocenti (il quale era già informato dell’iniziativa intrapresa) e l’Assessore Giuseppina Montanari comunicando loro la preoccupazione dei cittadini del quartiere oltre ai risultati delle analisi sui carotaggi.

Le email con i risultati delle analisi, eseguite  privatamente, sono state acquisite anche dalla Procura di Velletri che indaga sulla Eco-x, inviate a quest’ultima dall’Ona, l’Osservatorio Nazionale sull’Amianto.

Martedì 27 giugno, Arpa Lazio provvede a prelevare nuovi campioni a Fonte Laurentina, negli stessi terreni interessati dalle analisi svolte a maggio.

Giovedì 28 settembre l’ARPA ha inviato i risultati dei campionamenti effettuati ed hanno evidenziato la persistenza di idrocarburi, Arsenico, Vanadio e Berillio oltre la norma.

Ecco i documenti Arpa:

 

Questa l’area interessata dal campionamento:

Contatto, allora, il professor Carlo Santulli, docente di Scienza e Tecnologia dei Materiali presso l’Università di Camerino.

Professore, c’è da preoccuparsi o si tratta di eccesso di zelo da parte degli abitanti del quartiere, visto che tali materiali si trovano nei terreni delle scuole e delle aree giochi dei bambini?

Non mi preoccuperei per Arsenico e Vanadio , perché per lo più presenti nelle rocce, e sono solo poco al di sopra del valore massimo. Il problema è la presenza del Berillio.

Cioè?

Il Berillio,  praticamente assente in acqua,  è almeno tre volte la dose massima.  Si tratta di un componente usato in elettronica ed è presente anche in alcuni tipi di combustibile. L’esposizione al Berillio (che è una sostanza tossica e cancerogena, ndr) può condurre anche a patologie polmonari a seguito di lunga e prolungata esposizione.

La domanda che tutti gli abitanti  si pongono è: come è finito il Berillio nei terreni di Fonte Laurentina?

Le voci raccolte nel quartiere ipotizzano possibili sversamenti illegali compiuti all’ombra dell’edificazione delle opere edilizie.

Sarà vero?

L’unica cosa certa è che al momento le Istituzioni, tacciono e sembrano opporre un silenzio di gomma a chi chiede risposte ed una eventuale bonifica delle aree interessate.

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