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Tennis, Us Open: Rafa Nadal si impone a New York!

Lo spagnolo vince il secondo slam della sua annata battendo il sudafricano K. Anderson, superato per 6-3 6-3 6-4 in una finale dall’esito “intuibile”.

Introduco l’ennesimo trionfo di Nadal con un piccolo aneddoto personale che può dare la dimensione esatta di quanto la stagione tennistica che stiamo vivendo sia assolutamente fuori dall’ordinario.

Era in Gennaio, si svolgevano gli Australian Open e, come di consueto, seguivo lo Slam in compagnia di mio padre, grande appassionato della racchetta e tifosissimo del mancino di Manacor. Ammirando le gesta compiute da Roger e Rafa, ben prima che il torneo entrasse nel vivo e nelle sue fasi cruciali, il mio savio genitore si espresse in questi termini: “Albè, questi due, quest’anno, vinceranno due major a testa”.

All’epoca mi sembrò una predizione ai limiti del fantasioso. La prospettiva era senza dubbio affascinante, ma per forza di cosa mi apparve irrealistica. A distanza di alcuni mesi, però, ha avuto ragione lui. Quelle parole mi sono subito tornate alla mente quando il maiorchino ha sollevato per la terza volta il megatrofeo newyorkese (gli altri successi nel 2010 e nel 2013).

Forse è vero che nello sport nulla è impossibile, a patto che vi siano campioni che abbiano la voglia di sfidare i limiti, superare il concetto di tempo e spazio, continuare a migliorarsi e a tenere viva la fiamma che li spinge a competere.

Questa propensione, questa attitudine, ha fatto sì che Federer e Nadal compissero un’impresa ritenuta da molti impossibile (compreso il sottoscritto e tranne mio padre), riappropriandosi della vetta di quel circuito che, per chi ha vissuto nella loro epoca tennistica, spetta loro di diritto. Non per questioni di tifo, di partigianerie e quant’altro, ma semplicemente perché sono i più grandi ambasciatori che questo sport abbia mai avuto.

Preso atto della eccezionalità degli eventi cui stiamo assistendo è giusto parlare nello specifico di quanto fatto dal maiorchino a Flushing Meadows e di come abbia conseguito il suo terzo successo sul cemento americano.

Tornando all’analisi di quanto accaduto nel corso del torneo, il tono enfatico che ha accompagnato questa sorta d’introduzione scemerà alquanto. Sì, perché un conto è l’esaltazione conseguente alla riaffermazione di un grande campione, un conto è il dover lucidamente discorrere dello spettacolo che, complessivamente, hanno offerto questi US Open.

Spettacolo poco. Molto poco. Il mio auspicio perché la seconda settimana fosse foriera di gran tennis è stato, ahimè, vano. Unica eccezione rappresentata dal match tra Juan Martin Del Potro e Dominic Thiem, ricco di pathos e incertezza fino all’ultimo punto. Alla fine a spuntarla è stato “Delpo”, il quale nel turno successivo (nei quarti) ha eliminato un Roger Federer in condizioni per niente ottimali, privando i fan della gioia di godersi un “Fedal”. Male per i fan dello svizzero e dello spagnolo ovviamente, non certo per i supporters argentini, che hanno potuto esaltarsi per le gesta di un campione che con tanto lavoro, cuore e umiltà si sta ritrovando sempre più e chissà che non riesca in futuro a togliersi ulteriori soddisfazioni. Se le meriterebbe tutte, il gigante di Tandil.

Diamo ora un rapido sguardo agli altri incontri di quarti di finale: Nadal vs Rublev; Querrey vs Anderson; Carreno Busta vs Schwartzman.

Per lo spagnolo, il giovane Andrey, poteva essere un avversario scomodo. Il russo ha messo in mostra un tennis di ottimo livello durante la manifestazione ed è apparso in netta crescita. Le insidie che il match avrebbe potuto presentare a Rafa sono rimaste, però, su un piano puramente teorico. Il tutto è stato rapido e veloce, senza neanche troppi patemi. Marcata la differenza tra i due ed evidente la diversa capacità di gestire i nervi in situazioni scomode. Rublev ha comunque di che essere contento: un quarto agli US Open rappresenta un grande traguardo e di tempo per fare meglio ce ne sarà eccome.

Per quanto riguarda lo scontro tra i due grandi battitori, Sam e Kevin, l’andamento è stato piuttosto regolare e sarebbe stato strano il contrario: Servono vere e proprie fucilate. Non è dunque una sorpresa che il match si sia deciso in quattro set di cui ben tre al tie-break. A spuntarla è stata il sudafricano, più solido e apparso particolarmente in palla anche con i due fondamentali da fondo campo.

Tra la regolarità (quasi noiosa) di Carreno e l’estro del folletto argentino Schwartzman, ha finito per prevalere la prima. Tre set a zero per lo spagnolo, punteggio netto e tutti a casa.

Pronti per le semifinali, dunque. O, a voler essere più precisi, per la finale anticipata e la finalina.
Già espressi la mia opinione circa la disparità tra le due parti di tabellone, alta e bassa. Giudicate voi stessi.
La prima semifinale vedeva opposti Nadal e Del Potro. La seconda Anderson e Carreno Busta.
Nulla è certo e nella vita sono sicure ben poche cose, ma a voler essere concilianti e non assolutisti potremmo dire che chi avesse passato il turno tra Rafa e Delpo avrebbe avuto “buone” chances di aggiudicarsi il titolo. Non me ne vogliano il sudafricano e l’altro spagnolo, che hanno disputato un torneo straordinario, ma la differenza di caratura e di spessore con gli altri due tennisti in gara salta all’occhio.

Nadal ha vinto il torneo, quindi già sapete come è andata a finire la prima delle due semi. Delpo ha resistito, ha stretto i denti, ha conquistato un set poi è crollato. Sicuramente le battaglie affrontate nel corso della competizione lo avevano fiaccato ed è apparso stanco sia fisicamente che mentalmente. Il mancino di Manacor, invece, è stato implacabile. Dopo aver smarrito il primo set ha adottato la famosa tattica del ” ti faccio fare il tergicristallo” ed ha indubbiamente pagato. Grandi percentuali alla risposta, solidissimo di diritto e di rovescio, una condizione fisica eccezionale e la solita concretezza nei momenti chiave.

Intanto Anderson raggiungeva la sua prima finale in un major, eliminando Carreno in quattro set, prenotando il piatto d’argento riservato al finalista.

Giunti all’atto conclusivo sapevamo tutti, e dico tutti, che sarebbe stata quasi una passerella per Rafa. Il maiorchino è riuscito a disinnescare il servizio del sudafricano, unica arma che avrebbe potuto tenerlo a galla in un match ove la priorità per lui sarebbe stata evitare gli scambi prolungati. La battuta di Kevin non ha mai impensierito lo spagnolo che rispondeva, praticamente, da una posizione limitrofa ai tabelloni pubblicitari e riusciva a trovare spesso grande profondità, non dando modo ad Anderson di comandare il gioco ed essere aggressivo.
Questo ha fatto sì che Nadal, autore di una grande dimostrazione di forza, si aggiudicasse l’incontro col punteggio di 6-3 6-3 6-4. Il risultato è sembrato già scritto e dipendere esclusivamente dalla prima all’ultima frustata di polso della chela mancina del nativo di Manacor.

Concluderei dicendo che, pur avendo sottolineato che il livello del torneo e dei contendenti non è stato all’ altezza delle aspettative, questo non deve in alcun modo portare a sminuire il successo conseguito da Rafa.
Protagonista di un’annata straordinaria, meritatamente al numero uno della classifica mondiale e tornato al successo in un major lontano dall’amica terra rossa che tante gioie gli ha regalato negli ultimi anni. Ne vedremo delle belle per la sfida alla vetta del ranking: Roger Federer non starà di certo a guardare. In attesa, ovviamente, che Murray, Djokovic e Wawrinka tornino più agguerriti che mai.

Con questo è tutto. Stay tuned!