Il terrorismo è uno strumento di paura creato dagli USA ad arte per dividere e conquistare le ricchezze petrolifere esistenti nell’area del Medio Oriente e per contrastare la crescente influenza dell’Iran nella regione. Il fatto non deve sorprendere più di tanto perché gli Stati Uniti hanno una ben nota, lunga e torrida storia che vede il sostegno americano a favore di variegati gruppi terroristici disseminati nel mondo, oggi come in passato.
La CIA e l’Islam estremista alleati durante la guerra fredda
Al tempo della ‘guerra fredda’ fra USA e URSS, l’America ha sempre considerato il mondo in due modi: da un lato il nazionalismo che animava l’Unione Sovietica e il Terzo Mondo, che l’America considerava quale strumento sovietico; dall’altro lato le nazioni occidentali e l’Islam militante definito ‘moderato’, che l’America considera tuttora un buon complice nella lotta contro la Russia e i paesi suoi alleati.
Il terrorismo, quindi, è sempre stata un’arma di ‘distrazione di massa’ utile al raggiungimento degli scopi più ‘segreti’ usati dal governo americano. Lo conferma anche la voce autorevole del generale William Odom, ex direttore della NSA (National Security Agency) al tempo della presidenza di Ronald Reagan, che ha recentemente dichiarato:
“Gli Stati Uniti hanno utilizzato a lungo il terrorismo per i propri interessi internazionali. Alla fine degli anni ‘70 il Senato stava cercando di approvare una legge contro il terrorismo internazionale, ma il presidente Reagan ha posto il veto impedendo così la sua approvazione.”
Mezzo secolo di terrorismo ‘Made in USA’
Da quasi mezzo secolo gli USA continuano a utilizzare e finanziare molte organizzazioni terroristiche di ispirazione islamica. La CIA chiama gli appartenenti a tali gruppi con l’appellativo di “ribelli moderati’, eppure sono e rimangono pericolosi terroristi internazionali. Solo per fare qualche esempio, nei primi anni ‘70 la CIA ha usato la ‘Fratellanza Musulmana’ in Egitto come una sorta di transenna per contrastare l’espansione sovietica e prevenire quindi la diffusione dell’ideologia marxista tra le masse arabe. Gli Stati Uniti hanno anche palesemente sostenuto Sarekat Islam contro Sukarno in Indonesia e il gruppo terrorista Jamaat-e-Islami contro Zulfiqar Ali Bhutto in Pakistan.
Per ultimo, ma non meno importante, c’è Al Qaeda e lo stesso Stato islamico.

È innegabile che il potere mediatico degli Stati Uniti sia di altissimo livello, tanto da imbambolare quasi tutti i media occidentali nel far credere di essere loro gli unici ‘esportatori di democrazia e libertà’, ma oggi è difficile mantenere a lungo qualsiasi segreto e sovente qualche ex agente CIA o NSA spiffera cose e fatti inenarrabili. L’esempio classico è il personaggio di Osama Bin Laden e la sua organizzazione denominata ‘Al Qaeda’. Al di là della documentazione fatta circolare in rete da Wikileaks, atta a dimostrare che Bin Laden è stato addestrato dalla CIA, ci sono altri soggetti che iniziano a raccontare la ‘verità vera’ e non le ‘frottole’ rifilate dagli americani ai media di tutto il mondo. Uno di questi soggetti è nientemeno che l’ex ministro degli Esteri britannico, Robin Cook, il quale ha detto alla Camera dei Comuni che Al Qaeda è stata senza dubbio un prodotto delle agenzie di intelligence occidentali, in primis la CIA, ma anche l’MI6 britannico, il Mossad israeliano e i Servizi Segreti sauditi. Cook ha spiegato che Al Qaeda, che letteralmente significa “database” in arabo, in origine era la banca dati informatica contenente l’elenco delle migliaia di estremisti islamici, che sono stati addestrati dalla CIA e finanziati dall’Arabia Saudita al fine di sconfiggere i russi in Afghanistan.
Anche se la politica americana afferma di opporsi all’estremismo islamico, consapevolmente lo fomentano e lo utilizzano come arma di politica estera.
Prima Al Qaeda, ora lo Stato islamico
Lo Stato islamico è l’ultima ‘trovata’, in ordine di tempo, da parte degli USA. Un’arma però a doppio taglio tanto che, proprio com’è successo con Al Qaeda, si è certamente ritorto contro a chi per primo l’ha idealizzata e, purtroppo per noi, anche a scapito dell’Occidente intero. Lo Stato islamico, che ora tutti chiamano Daesh per non urtare la suscettibilità dei fedeli all’Islam, è il gruppo terroristico più evoluto e strutturato organizzativamente al mondo, e ora controlla un’area delle dimensioni del Regno Unito.

Per comprendere meglio il motivo per cui lo Stato islamico è cresciuto così in fretta, si deve fare un passo indietro nel tempo. Nel 2003 l’America ha invaso e occupato l’Iraq, creando di fatto le condizioni per i gruppi sunniti radicali, com’è la stessa Isis, a mettere radici profonde in quel territorio. Gli americani, con un’imprudenza immane, hanno voluto distruggere fin dalle fondamenta quello che era lo Stato ‘laico’ di Saddam Hussein e lo ha sostituito con un’amministrazione prevalentemente sciita. L’occupazione degli Stati Uniti ha creato le basi per una vasta disoccupazione nelle zone sunnite, respingendo i valori sociali ivi previsti e chiudendo le fabbriche nella speranza, dimostratasi poi del tutto vana, che il libero mercato facesse il miracolo creando nuovi e migliori posti di lavoro. In base al nuovo regime sciita, sostenuto dagli Stati Uniti, quella che un tempo era la classe operaia sunnita ha vissuto una crisi profonda con la perdita di migliaia di posti di lavoro. Gli iracheni sunniti sono stati sistematicamente espropriati delle loro attività e hanno perso la loro influenza politica. Invece di promuovere l’integrazione religiosa e l’unità, la politica americana in Iraq ha esacerbato le divisioni settarie e ha creato un terreno fertile per il malcontento all’interno della vasta comunità sunnita, da cui Al Qaeda ha attinto le sue forze crescendo negli anni a seguire.
Al Qaeda si è evoluta nel tempo fino a fondersi tutt’uno con lo Stato islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS) e, dopo il 2010, il gruppo ha orientato i suoi sforzi in Siria. E proprio in Siria oggi ci sono tre guerre: quella tra il governo e i ribelli, un’altra tra l’Iran e l’Arabia Saudita, e una terza tra l’America e la Russia. È questa terza guerra (neo-fredda) che ha convinto gli americani a correre il rischio di armare i ribelli islamici ‘moderati’ in Siria, principalmente perché il presidente siriano, Bashar al-Assad, è un alleato importante per Mosca. Molti di questi ribelli siriani ‘moderati’ hanno ora rivelato di essersi affiliati all’Isis e, con grande imbarazzo del governo statunitense e in parte anche di quello russo, se ne vanno in giro brandendo armi di fabbricazione americana e russa.

In realtà l’America sta usando lo Stato islamico non solo per attaccare i suoi nemici in Medio Oriente, ma anche come pretesto per un intervento militare degli Stati Uniti all’estero. Ma non solo, il terrorismo islamico permette al governo americano di fomentare una minaccia nazionale usata poi per giustificare l’espansione senza precedenti di un’invasiva sorveglianza interna al paese. Il governo di Obama sta aumentando il suo potere ‘spiando’ i suoi cittadini, nel contempo fa diminuire il potere d’intervento popolare nei confronti del governo. Un po’ come succede da noi in Italia, con ben tre governi mai stati eletti e nati sulla base di chissà quale emergenza nazionale.
Una questione petrolifera, ma non solo

La politica mediorientale degli Stati Uniti ruota attorno al petrolio e in difesa di Israele. L’invasione dell’Iraq ha ‘dissetato’ parzialmente le esigenze USA con il petrolio, ma l’obiettivo primario di Washington è quello di colpire i nemici al confine di Israele: gli Hezbollah in Libano e Hamas della Palestina, entrambi organismi che sostegno Assad in Siria e sono amici/alleati dell’Iran.
Quindi, l’Isis non è solo e semplicemente uno strumento di terrore usato dall’America per rovesciare il governo siriano, bensì viene impiegato per fare pressione sull’Iran. Nonostante quello che i media occidentali continuano a propinarci, l’Iran non è certo una minaccia alla sicurezza del Medio Oriente. Un rapporto del 2012, approvato da tutte le agenzie di intelligence del mondo, comprese quelle degli Stati Uniti, conferma che l’Iran ha chiuso il suo programma di armamento nucleare nel 2003. La verità è che ogni ambizione nucleare iraniana, reale o immaginaria che sia, è il risultato di ostilità americana verso l’Iran, e non viceversa.
La guerra che favorisce il ‘Business’
Questa ‘guerra al terrore’ andrebbe vista per quello che è veramente: un pretesto per mantenere pericolosamente un sovradimensionamento militare degli Stati Uniti. I due gruppi più potenti della politica estera degli Stati Uniti sono la lobby israeliana, che dirige la politica americana in Medio Oriente, e il gruppo industriale ‘Military–Industrial Complex (MIC)’, che fabbrica armi per il governo statunitense. Entrambe queste lobby hanno un peso considerevole in merito alla politica estera americana, e non solo in Medio Oriente, ma per loro è anche un colossale business. Dalla dichiarazione di ‘guerra al terrore’, esternata da George W. Bush nel 2001, questo conflitto interminabile è costato agli americani quasi sette miliardi di dollari e migliaia di soldati caduti. Di contro, le guerre hanno portato miliardi di dollari all’élite militare e politica USA. Oggi sono più di settanta le aziende americane che hanno vinto oltre trenta miliardi di dollari in contratti di lavoro in Iraq e in Afghanistan negli ultimi tre anni. Secondo un recente studio, condotto dal ‘Center for Public Integrity’, il 75% di queste aziende contano di soci e dipendenti che hanno avuto stretti legami con influenti personalità delle amministrazioni repubblicane e democratiche o membri del Congresso, nonché con i più alti livelli delle Forze Armate.
In conclusione, l’unico modo in cui l’America può vincere la ‘guerra al terrore’ è fermare la sua mania imperialista in Medio Oriente, altrimenti il vero ‘terrore’ diventa, invero, la ‘guerra al terrore’ stesso.