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La trappola di Mdp: Bersani e D’Alema vogliono la testa di Renzi

Le elezioni sono alle porte e nel centro sinistra si lavora alla costruzione di una coalizione ampia capace di contrastare la forte ascesa del centro destra che oggi si mostra più compatto che mai.

Matteo Renzi in queste ore, con forte senso di responsabilità, sta cercando un dialogo con i fuoriusciti di Mdp, ma non è semplice trovare un punto d’incontro. Bersani&Co infatti vogliono che l’accordo con il PD sia per loro una vittoria morale e politica. Oltre ad un numero sicuro di seggi, chiedono la cancellazione del Jobs Act, la reintroduzione dell’art 18 e per ultimo, la testa di Matteo Renzi.

Su quest’ultimo punto lo stesso Segretario del PD ha più volte ribadito  di essere disposto a fare un passo indietro e a scegliere il candidato Premier tramite le primarie di coalizione. Un enorme spreco di fatica per qualcuno che ricorda quanto sancito dall’art.92 della Costituzione e cioè che il Presidente del Consiglio viene nominato dal Presidente della Repubblica. Tutto sommato però, questi sono ostacoli superabili.

Il vero scoglio – come si legge in un articolo di Uomini&Business a firma di Giuseppe Turani sarebbe il Jobs Act. La più importante Riforma dei 1000 giorni di Renzi che ha portato all’assunzione di centinaia di migliaia di persone, per Mdp va abolita. Non si capisce quale sia il senso -continua Turani se non quello che Mdp vuole una vittoria su qualcosa, non importa cosa. Meglio allora andare a testa bassa contro il Job Act, così si fa contenta anche la Cgil, da sempre contrarissima. Follie? Probabilmente sì. Renzi sarebbe un pazzo se accettasse queste richieste. Sarebbe come ammettere di aver sbagliato tutto nei suoi mille giorni di Governo. Però corre voce che già siano state studiate modifiche al Job Act da sottoporre appunto a quelli di Mdp e a Pisapia. I quali, comunque, non si accontenteranno certo di qualche leggero cambiamento: vogliono la cancellazione di questa legge e il ritorno dell’articolo 18.

Una vera fatica per il Partito Democratico chiamato a confrontarsi anche con un problema di carattere meramente politico: La base del partito  pare non voglia accordi con i fuoriusciti che hanno contribuito al fallimento della Riforma Costituzionale del 4 dicembre.

Ma la politica è dinamica e un vero leader deve padroneggiare con dimestichezza l’arte della mediazione. Questo Matteo Renzi lo sa e, con fatica, sta cercando di trovare la giusta soluzione ad ogni problema per arrivare alle elezioni con un centrosinistra forte e compatto, e scongiurare così il pericolo di consegnare il paese alla destra.