La multinazionale farmaceutica Johnson & Johnson dovrà sborsare ben 417 milioni di dollari; una cifra da record, stabilita dal tribunale di Los Angeles. Secondo i giudici, il talco usato per anni dalla 63enne Eva Echeverria sarebbe responsabile del tumore alle ovaie di cui la stessa è malata da tempo.
La compagnia sarebbe colpevole di non aver informato i consumatori e le autorità di controllo, della cancerogenicità dei propri prodotti, pur essendone a conoscenza dal 1980. Per lo stesso motivo, già a Maggio, la compagnia ha dovuto pagare 55 milioni di dollari per danni. Ben oltre duemila sarebbero le cause intentate contro l’azienda, soprattutto per il “Baby Powder”, per un risarcimento di oltre 300 milioni di dollari.
La prima condanna per la Johnson & Johnson risale all’inizio del 2016 con un risarcimento che ammonta a 72 milioni di dollari, da elargire nei confronti della famiglia di una donna deceduta purtroppo, ancora prima della pronuncia della sentenza.
Si ritiene che il prodotto (un minerale naturale composto da magnesio, silicone, ossigeno e idrogeno) potrebbe raggiungere l’ovaio attraverso i genitali esterni e determinare uno stato di costante infiammazione, ma la comunità scientifica non sembra essere convinta dell’esistenza di questa correlazione.
Carmine Pinto, il direttore della struttura complessa di oncologia dell’Irccs Santa Maria Nuova di Reggio Emilia e presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), disse (al tempo della prima condanna) di essere:
«quasi certo dell’impossibilità di vedere in Italia uno scenario simile a quello che si sta delineando negli Stati Uniti».
Riferendosi alla possibile presenza di amianto nei prodotti in vendita. Il problema, infatti, sarebbe legato all’eventuale presenza di fibre d’asbesto nelle confezioni presenti sul mercato. Un rischio che sarebbe stato ridotto a partire dagli anni ’70, con l’eliminazione dell’amianto dagli ingredienti.
L’amianto, attraverso l’inalazione del talco può provocare l’insorgenza di mesotelioma pleurico o di un tumore al polmone. Secondo Pinto:
«al momento non esistono evidenze che dimostrino la pericolosità del talco»
ricordando che dal 1994 che in Italia risulta vietato realizzare prodotti contenenti fibre d’amianto.
In una pubblicazione sul tumore ovarico redatta dalla Fondazione Umberto Veronesi si può leggere:
«si consiglia di non usare il talco nelle zone intime: vulva, vagina e zona perianale. Il suo utilizzo in altre parti del corpo non è associato al rischio di sviluppare tumore alle ovaie o in altri distretti dell’organismo».