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Università a numero chiuso: ma in Europa solo la Romania ha meno laureati dell’Italia

La situazione del belpaese è davvero ai minimi storici, anche laurearsi sta diventando un problema o meglio un optional. Anche riuscendo nell’impresa non si sarebbe certi di un lavoro. Dove stiamo andando a finire?

Secondo il Miur, solo il 24% dei giovani tra i 25 e i 34 anni è laureato: dati impietosi se paragonati a quelli europei (41% media Ocse e 37% media Ue). Peggio dell’Italia solo la Romania. La difficoltà per i giovani è quindi su due fronti; prima bisogna riuscire nell’impresa di completare il ciclo di studi, poi sperare nella “tombola lavorativa”.

A Milano, una scelta che sta facendo discutere negli ultimi giorni è quella di aver reso a numero chiuso diverse facoltà umanistiche.

Nello specifico, il rettore dell’università statale di Milano, Gianluca Vago, ha portato in Senato l’idea di rendere a numero chiuso le facoltà di Filosofia, Geografia, Lettere, Beni culturali e Storia. Motivo? Troppe immatricolazioni e abbandoni in corso. A questa proposta sono seguite proteste da parte degli studenti ma anche da buona parte dei docenti. Purtroppo la contestazione è servita a poco, il Senato ha approvato il tutto e dal prossimo anno accademico nei cinque corsi ci sarà posto per 700 matricole in meno.

Su questa vicenda si è espresso a riguardo il segretario Flc-Cgil Sinopoli, definendo l’operato di Vago come una prova di forza irresponsabile e sbagliata. A difesa del rettore invece il sindaco Giuseppe Sala, che ha invece fatto notare come ci siano università come quella di Oxford che accolgono solo 100 studenti l’anno. Questo perché? Accogliere più studenti si tradurrebbe in disoccupazione una volta finiti gli studi, il numero di iscritto va ponderato anche considerando l’eventuale opportunità e richiesta di lavoro futura. La ministra Fedeli si è espressa invitando ad allargare, non a precludere le iscrizioni.

Ci sono numeri preoccupanti. Secondo il Miur sono solo 300.000 i laureati nel 2014, rispetto alle medie europee siamo lontanissimi. Solo il 61% degli studenti decide di continuare andando all’università dopo il liceo. Un numero importante è soprattutto quello che quantizza gli abbandoni dopo il primo anno di corso universitario, il 14%.

Un dato estratto da AlmaLaurea è interessante: gli studenti che provengono da un background familiare socio-culturale buono, hanno più possibilità di laurearsi. I laureati con almeno un genitore laureato sono il 29%.

In sintesi, in Italia sempre meno persone scelgono il percorso universitario, e soprattutto si fa fatica a completare il percorso se alle spalle non c’è una famiglia “agiata”. Inoltre l’istruzione non paga. Avere una laurea, ti da soltanto il 13% di possibilità in più di trovare lavoro.

Gli investimenti nell’istruzione restano pochi, l’Italia investe solo l’1% del pil contro la media di 1.6% dell’Ocse.

Con questi presupposti, come sarà possibile tagliare il traguardo del 40% di laureati fissato dall’Ue per il 2020?