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Acerra: chiedeva il pizzo con i suoi due figli. Arrestato grazie alla denuncia

Un’educazione criminale in piena regola. Una richiesta di pizzo finita, fortunatamente male. Il coraggio di un imprenditore che denuncia quanto accaduto. Siamo ad Acerra dove un padre e due figli vengono arresti per estorsione.

Ora i tre si trovano in carcere a Poggioreale: padre 64enne e figli, uno 33enne ed un altro 20enne.  L’operazione è stata portata a termine, in una operazione congiunta, dai carabinieri della Compagnia di Castello di Cisterna e dagli agenti del Commissariato di Acerra. Le forze dell’ordine hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa da tribunale di Nola. Il provvedimento è stato messo in atto per tre episodi avvenuti ad Acerra tra luglio e settembre. Il denominatore è sempre lo stesso: la richiesta di pizzo. I tre episodi  vedono come protagonisti rispettivamente il secondogenito, il primogenito ed, infine, il padre. Il figlio più piccolo era già in carcere in quanto lo scorso mese fu arrestato con l’accusa di aver rapinato una moto.

Abbastanza singolare la ricostruzione: era in procinto di allontanarsi dalla concessionaria con una moto da cross.Il giovane, infatti, poco prima dell’arrivo della polizia, si era presentato nell’esercizio commerciale pretendendo che gli fosse consegnata una moto.Al diniego da parte del titolare, il 20enne, lasciando intendere di essere armato, non aveva esitato nel prenderlo a schiaffi, per poi salire in sella ad una moto in esposizione.

Non finisce qua, perchè nell’intento di  fuggire, aveva preteso dai meccanici dell’officina che fosse rifornita di benzina e che fossero messe a pressione le gomme.Gli agenti hanno intercettato il giovane mentre stava per oltrepassare la porta carraia della ditta.Inutile il tentativo di fuga a piedi.I poliziotti lo hanno bloccato  arrestandolo e conducendolo alla  Casa Circondariale di Poggioreale, in quanto responsabile del reato di rapina aggravata.Sotto la maglia che indossava, gli agenti hanno rinvenuto una fondina per pistola vuota.

Tornando alla questione del pizzo e dei tre episodi citati. Nel primo caso, il 20enne pretese una quantità, a quanto pare, esigua di denaro da un imprenditore del posto. Soldi che gli servivano per comprare un medicinale al padre. La vittima avrebbe risposto di avere in tasca solo la metà. Negli altri due casi, invece, c’era il terzetto al completo.  Nel secondo la vittima fu il titolare di una rivendita di auto usate del posto.  Si sarebbero presentati nell’attività armati di una pistola a tamburo. Nel terzo caso, a farne le spese fu il titolare di un’attività commerciale nella zona della Tappia.