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Aversa – Corruzione, due poliziotti ai domiciliari

Otto misure cautelari per corruzione. Costretti ai domiciliari due poliziotti, di Aversa e Santa Maria Capua Vetere. 

 

Ieri mattina è stata portata a segno l’operazione che vedeva l’esecuzione di otto misure cautelari, per l’accusa di corruzione. Complessivamente undici gli indagati che avrebbero preso e dato soldi affinché fossero autorizzate sale scommesse.

Gli agenti del commissariato di Giugliano, coordinati da Pietropaolo Auriemma, insieme ai colleghi della Squadra Mobile di Napoli, hanno eseguito l’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Napoli. L’indagine è stata coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia.

L’ordinanza prevedeva l’obbligo ai domiciliari per quattro persone e l’obbligo di dimora per altre quattro. A carico di tre degli indagati è stata portata a termine la perquisizione: due poliziotti (di Aversa e Santa Maria Capuavetere) ed un imprenditore aversano.

I due poliziotti all’epoca dei fatti contestati (tra giugno e settembre 2013) erano in servizio presso l’Ufficio Amministrativo del commissario di Giugliano. Le due autorità indagate avrebbero provveduto al rilascio di autorizzazioni per l’esercizio di sale scommesse. Sarebbero accusati anche di aver svelato notizie coperte dal segreto.

Secondo il Procuratore Aggiunto della Procura partenopea, Filippo Beatrice, il reato contestato è di corruzione a vario titolo: avrebbero ottenuto soldi o altri benefici compiendo atti contrari alle proprie funzioni. Si noti però che il dato fondamentale è rappresentato anche dal periodo in cui si sarebbe commesso il reato.

Difatti, la normativa relativa alla gestione delle sale scommesse, nel suddetto periodo del 2013, subì una modifica che obbligava gli esercenti il rilascio dei nuovi titoli. Le società di scommesse senza la nuova autorizzazione avrebbero dovuto sospendere i flussi delle erogazioni delle puntate. In tal modo ci sarebbe stato un notevole calo degli introiti delle agenzie del territorio.

Le indagini, portate avanti tramite l’ausilio di intercettazioni telefoniche, avrebbero consentito di accertare che gli indagati ricevevano denaro o favori di vario tipo al rilascio delle licenze.