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Casoria, bancarotta: condannato o’sceriffo

La cassazione ha risposto il suo di ricorso e quello di altre due persone. Così un uomo di 53 anni è stato condannato a tre anni di reclusione per bancarotta patrimoniale dopo il fallimento.

L’inchiesta ruota intorno ad una ditta di trasporti, poi fallita, che, secondo l’accusa, sarebbe riconducibile ad un 47enne di Casapesenna , noto come o’ sceriffo. Proprio  lui è uno dei tre imputati per i quali la quinta sezione della Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi. Nello stesso processo sono imputati anche un 46enne di San Marcellino ed un 53enne di Casoria.  Quindi la Cassazione ha reso definita la pena inflitta in Appello: 4 anni per o’sceriffo e 3  a testa per gli altri due protagonisti.

Stando a quanto contenuto nelle motiviazioni della sentenza, i mezzi utilizzati da “Eurotrasporti”, società  amministrata da  o’ sceriffo, erano quelli dell’impresa della madre affidati alla curatela fallimentare e lasciati in sosta nel cortile della sede della stessa ditta fallita. In pratica la questione riguardava l’utilizzo per fini lavorativi, dei mezzi di trasporti di una ditta intestata alla madre del 47enne, anche dopo il fallimento dichiarato dalla stessa società, senza alcuna autorizzazione da parte del curatore fallimentare, anzi a sua insaputa. I legali hanno provato a dimostrare che il reato non consisteva nella bancarotta visto che i mezzi erano sempre a disposizione della curatela che li aveva in affidamento. I giudici della Cassazione hanno, invece,  hanno dimostrato come tale reato è stato  in realtà consumato per via della sottrazione (“distrazione”) dalla massa fallimentare realizzata attraverso l’utilizzo dei veicoli stessi che sono stati sottoposti ad usura derivanti dallo sfruttamento per i lavori eseguiti. Il reato si è, quindi, consumato con l’utilizzo dei mezzi configurando la violazione della prescrizione.