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Internazionali d’Italia, Il treno Zverev arriva e (ri)parte dal Foro Italico

Il 20enne tedesco conquista il primo Master 1000 della sua carriera a Roma, battendo un ritrovato Djokovic con il punteggio di 6-4 6-3, stupendo sia per il gioco espresso che per la maturità dimostrata nonostante la giovane età.

 

Alexander ” Sascha ” Zverev, classe ’97, è sempre stato considerato un predestinato. Uno di quelli che da quando ha impugnato la prima racchetta, all’età di 5 anni, ha attirato l’attenzione di appassionati e addetti ai lavori, sempre lesti e pronti ad individuare campioni e beniamini del domani che possano infiammare gli animi dei tifosi e donare nuova linfa ad uno sport in continuo mutamento qual è il tennis.

Dopo essersi imposto nel circuito Juniores, il giovane ” Sascha ” approda nel circuito professionistico nel 2011 e tre anni dopo, nel luglio del 2014, a soli 17 anni vince il primo torneo challenger ed inizia il suo personale processo di maturazione che lo porterà a conseguire risultati importanti: successi contro giocatori affermati e classificati tra i top ten del ranking Atp, la conquista di 3 tornei 250 del circuito Atp World Tour e da ultimo, ma non certo per importanza e prestigio, la vittoria ottenuta agli Internazionali d’Italia.

Vittoria fortemente voluta dal tedesco, il quale mai prima d’ora aveva mostrato una tale sicurezza in campo e una così elevata fiducia nei propri mezzi. La sensazione che si provava nel vederlo muoversi, colpire, disegnare traiettorie, era quella di stare assistendo se non alla nascita di una stella, comunque alla concretizzazione di alcune delle aspettative che sin dagli albori lo hanno accompagnato. Zverev è stato sfacciato, capace di gestire con freddezza e calma olimpica anche i momenti più delicati: è riuscito sempre a produrre un gioco di grande qualità, caratterizzato da violente bordate da fondo campo sia di diritto che di rovescio condite da un servizio al tritolo cui gli avversari difficilmente sono riusciti ad opporre valide contromisure.

La strada verso la finale era sulla carta molto impegnativa, ma non ha avuto molte difficoltà a sbarazzarsi dei suoi avversari, i quali nulla hanno potuto contro la solidità e la potenza dei suoi colpi. K. Anderson, V. Troicki, F. Fognini, M. Raonic e J. Isner hanno provato a sbarrare la strada a ” Sascha ” con esito alquanto sfortunato.

Intanto, mentre il tedesco proseguiva la sua marcia inarrestabile, dall’altro lato del tabellone del singolare maschile si verificavano alcuni eventi sorprendenti. Due in particolare sono degni di essere menzionati: la prematura fuoriuscita dal torneo di Rafa Nadal, eliminato ai quarti da un ispiratissimo Dominic Thiem, letteralmente in giornata di grazia; il ritorno di Nole Djokovic a quelli che sembrano essere gli standard cui ci aveva abituato in passato.
Il serbo aveva iniziato il torneo in sordina, non impressionando particolarmente, ma è riuscito progressivamente ad innalzare il livello del suo gioco man mano che avanzava alle fasi finali. Ne sa qualcosa proprio il succitato Thiem, che dopo essersi vendicato sportivamente del mancino di Manacor, è crollato in semifinale contro Nole, il quale ha inflitto una severa lezione all’austriaco liquidandolo con il punteggio di 6-1 6-0. Dominic, praticamente, la pallina non l’ha vista mai. Probabilmente complice anche lo sforzo fisico e lo stress mentale accumulatosi nelle precedenti settimane.

Proprio lo sfavillante successo maturato su Thiem ha portato, per forza di cose, a ritenere il redivivo Djokovic quale favorito per la vittoria finale, facendo quasi passare in secondo piano la grande prova in semifinale di Zverev che intanto vinceva in tre set con l’americano Isner.

Giunti all’atto conclusivo le premesse per un gran match c’erano tutte. Attesa alle stelle: da un lato l’astro nascente, dall’altro l’indomito serbo.
Epperò battaglia vera e propria non c’è stata, e questo a causa della concretezza del tedesco che mai ha lasciato a Nole il pallino del gioco e lo ha costretto a suon di cannonate a recitare quasi la parte del comprimario. Zverev non è mai stato in difficoltà sul proprio turno di battuta, mai ha concesso palle break, ed è riuscito a chiudere il primo set per 6-4 strappando il servizio al suo avversario nelle fasi iniziali del primo parziale. 6-3 il secondo con addirittura due break di cui l’ultimo ha posto fine al match e lo ha incoronato nuovo re di Roma.

Sembra presto per parlare di passaggio di testimone, la strada da percorrere è ancora lunga, ma la direzione imboccata è senz’altro quella giusta. Alex fila come un treno, e pare non sia assolutamente intenzionato a fermarsi. I numeri d’altro canto parlano chiaro: ingresso nella top ten e il più giovane a conquistare il Master di Roma dai tempi di Rafa (che si impose nel 2005 per la prima volta). Prossima fermata Parigi, e chissà che non possa mettere i bastoni fra le ruote ai favoritissimi Nadal e Djokovic. Il 3 su 5 è un altro sport, ma la freddezza e la voglia di migliorarsi e di imporsi del tedesco non sono da sottovalutare. Avanti tutta, ” Sascha “.

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