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Napoli, Provincia – stupro di gruppo al campetto: arrivano le minacce sui social

“Chi sa non parli, se no finisce male”. Questo il contenuto del messaggio intimidatorio che si può leggere sul web. Intanto il rione dove è avvenuto lo stupro si divide tra colpevolisti e innocentisti.

Siamo a Giugliano, al rione Camposcino, dove gli 8 minorenni accusati di stupro sono ancora reclusi in una casa famiglia e  non sono stati ancora ascoltati dagli investigatori. La vittima, invece, da quanto si apprende, potrebbe cambiare scuola.

Parliamo del caso del ragazzino di 13 anni costretto a subire per anni abusi sessuali da parte di un gruppo di altri 11 ragazzi. Il branco è ritenuto dai carabinieri della tenenza di Giugliano responsabile delle violenze nei confronti del 13enne. Per 8 di loro non è ancora stato fissato l’interrogatorio,  altri 3 (avendo meno di 14 anni) non sono legalmente perseguibili.

Quello che al momento desta scalpore è la richiesta di omertà che è possibile leggere sui social network: messaggi che invitano pubblicamente a farsi gli affari propri, con non tanto velate minacce di “accadimenti futuri” se a qualcuno venisse in mente di parlare.

Si parla di abusi avvenuti e portati avanti dal 2013. Il rione Camposcino come sfonde: l’area tra la scuola Basile e gli spogliatoi del campetto di calcio nei pressi della chiesa: lì dove tutto è cominciato e dove si trovano tutti i protagonisti di questa terribile storia. La madre della vittima si spinge a chiedere aiuto per cercare di fare giustizia nei confronti del figlio. Il quale, dopo l’ordine di carcerazione da parte dei suoi aguzzini, a quanto pare si rifiuta di tornare a scuola. Forse anche per paura di incontrare chi sa tutto ma ancora tace.

Solo pochi mesi fa il 13enne ha avuto la forza di privarsi di un peso e raccontare tutto alla madre. Propria la donna ha sporto denuncia alle forze dell’ordine che hanno dato il via alle indagini.

Si attendono sviluppi nelle prossime settimane con l’avvio degli interrogatori degli 8 ragazzini-vessatori.