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Acerra: spari contro la casa del boss locale

Spari contro uno stabile nella zona del Mulino Vecchio. Nella struttura risiede l’uomo considerato il capo dell’attuale malavita organizzata di Acerra. Il fatto è avvenuto sabato sera verso le 9.

Stando ad una prima ricostruzione da parte delle forze dell’ordine, uno scooter con in sella due uomini è transitato davanti allo stabile con il “passeggero” che ha esploso un paio di colpi verso una delle abitazioni. Secondo un’altra versione, non confermata dagli inquirenti, i due sarebbero passati una prima volta e qualcuno, avendoli visti ed insospettitosi, avrebbe poi chiamato la polizia. A quel punto il motorino sarebbe poi ripassato con uno dei due che avrebbe sparato contro il portone d’ingresso.

Nella struttura abita un imprenditore con i suoi familiari oltre ad altre due famiglie. Sul luogo è stato recuperato un solo bossolo. Il 55enne, incensurato, è considerato il boss del cartello criminale che ha il dominio sui traffici e sul malaffare locale. Di lui aveva parlato il pentito Geatano Castaldo, reo confesso per l’omicidio di Adalberto Caruso: cognato dell’imprenditore, ucciso il 19 settembre del 2015 proprio ad Acerra. Castaldo aveva svelato nei verbali tra luglio 2016 e febbraio 2017, come veniva gestito il business dello spaccio e delle estorsioni:

Ad Acerra i proventi delle estorsioni li dividevano due gruppi di cui uno facente capo al boss Vincenzo Di Buono, o’ marcianisiell.

L’altro nome, invece, è quello di un imprenditore: per il pentito è colui che individuava le vittime da estorcere segnalandole al Di Buono, il quale a sua volta incaricava Castaldo e gli altri esponenti del clan di ritirare i soldi. Molti imprenditori erano soggetti al racket, la maggior parte dei quali operanti nel settore dell’edilizia e dei rifiuti, passando anche per l’alimentare, per i trasporti e le reti infrastrutturali. Le cifre che variano da un minimo di mille euro a somme più cospicue. Castaldo chiarì anche come funzionava lo spaccio: l’imprenditore incensurato, secondo lui, gestisce in proprio l’hashish, grazie ad un suo canale personale su Marano, mentre  la cocaina ed il crack, invece, venivano comprate una volta a settimana al Parco Verde a Caivano. Queste circostanze sono state ribadite anche da un altro pentito, Impero De Falco:

Faceva ‘puntate’ importanti, anche di 100mila euro. Ci andavamo io ed un altro esponente del clan Di Buono ne prendevamo 200 grammi a settimana. La portavamo ad Acerra in scooter e per confezionarla ci aiutava un altro ragazzo, pure lui organico alla cosca, all’interno della cui abitazione avveniva il confezionamento. Di qui la divisione in 20/25 dosi alla volta distribuite a tre diversi gruppi.

Proprio l’imprenditore del racconto di Castaldo potrebbe essere il destinatario dei dell’avvertimento dell’altra sera. Ovviamente si attendono conferme e sviluppi nelle prossime settimane.