La rissa di sabato 17 dicembre in via Nerva, nel quartiere di Soccavo a Napoli, ha visto coinvolti tre nuclei familiari e venti persone in tutto.
La lite in questione è nata per il mancato accordo sul cancello condominiale. Il problema sembrava essere il dubbio sul tenere il cancello in comune sempre chiuso o sempre aperto. Pare non ci siano state molte parole ma solo violenza.
Una chiamata al 112 ha allertato subito i carabinieri. Questi accorsi immediatamente sul posto hanno trovato circa venti persone impegnate a darsele di santa ragione. Alla vista dei lampeggianti alcuni dei partecipanti si sono dati alla fuga, difatti sono in corso delle indagini al fine di identificare tutti i protagonisti della rissa. Altri, uomini e donne, hanno continuato senza considerare la presenza dei carabinieri. Questi hanno provato a placare la rissa, cercando di separare i nove rimasti, con scarsi risultati. Restando invischiati anch’essi nella rissa, i carabinieri si trovano a doversi difendere da spinte, calci e pugni.
I carabinieri sono stati così costretti a chiedere rinforzi. Sono giunti sul posto sia i militari dell’esercito (che si trovavano nei dintorni per il progetto “strade sicure”) sia alcuni agenti di polizia. Tutti assieme sono riusciti a placare la violenta rissa, bloccando i protagonisti rimasti.
I nove violenti appartengono a tre nuclei familiari diversi, residenti nello stesso condominio. Sono risultati coinvolti uomini e donne tra i 19 e i 48 anni ed una minorenne. Tutti i soggetti abitano a Soccavo, ad eccezione di un ragazzo 21enne di Carinaro.
A seguito delle indagini, da cui è emerso il futile motivo della lite, sono stati dichiarate in arresto 8 persone, condotte poi alle rispettive abitazioni in regime di arresti domiciliari. Al fine di portare a termine le indagini dovranno rimanere tutti a disposizione dell’autorità giudiziaria competente in attesa di comparire dinanzi al giudice del Tribunale di Napoli Nord. La minorenne di cui sopra è stata denunciata.
Il 21enne di Carinaro è tra i soggetti costretti agli arresti domiciliari.