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Consip, Lotti: “Inchiesta politica, mirano a me per rottamare Renzi”

In attesa della discussione di oggi al Senato della mozione di sfiducia che il Movimento 5 Stelle ha presentato contro Luca Lotti, il Ministro dello Sport sostiene di non essere lui il diretto destinatario delle proteste, ma soltanto un tramite attraverso cui colpire l’ex Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi.

Secondo Luca Lotti il processo che sta subendo sia nelle piazze reali che in quelle virtuali, è semplicemente uno strumento di lotta politica finalizzato a colpire Matteo Renzi al fine di “accompagnarlo alla porta” definitivamente. Lotti infatti dice:

“Su di me si scarica un’operazione che mira a rottamarlo”.

Se, infatti, l’esito del voto che si terrà oggi a Palazzo Madama appare scontato, dato che la vicenda che ha colpito il Ministro sembra che non avrà prosieguo in Parlamento, e visto che Lotti continua a dirsi totalmente estraneo al caso Consip e a quello che gli viene contestato, sostenendo che la sua vicenda non avrà seguito neppure nelle aule giudiziarie, oggi il discorso del Ministro dello Sport potrebbe essere incentrato sul “caso politico” che l’inchiesta, che lo ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati per favoreggiamento e rivelazione di segreto, insieme al Generale del l’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette, ha creato. L’ex Sottosegretario a Palazzo Chigi infatti dice:

“Questa inchiesta giudiziaria ha assunto una manifesta valenza politica”.

Dalle parole di Luca Lotti si evince che lui si sente il bersaglio attraverso cui dare la spallata a Renzi, pertanto, nel discorso che oggi farà al Senato, che si preannuncia breve, il Ministro dovrà difendere non soltanto se stesso, ma anche il Giglio Magico e il sistema che si celava dietro di esso e che, alla luce dei fatti che stanno emergendo dall’inchiesta Consip, sembra essere sempre più intricato.

Saranno proprio questi i punti su cui gli avversari politici tesseranno le maglie del gioco politico. Quella di oggi, quindi, si preannuncia una giornata complicata per il Pd, impegnato a porre fine a questa “manovra” respingendo al mittente il tentativo di “processare il partito”.