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Caso Consip, Renzi: “Non dimentico i nomi dei miei nemici”

Il Segretario del Pd, Matteo Renzi, parla del caso Consip nel nuovo libro di Bruno Vespa “Soli al comando – Da Stalin a Renzi, da Mussolini a Berlusconi, da Hitler a Grillo. Storia, amori, errori”.

Matteo Renzi, nel libro in uscita di Bruno Vespa, parla del caso Consip che vede coinvolto, nell’inchiesta sugli appalti della Centrale acquisti della Pubblica Amministrazione, suo padre Tiziano indagato  per traffico di influenze illecite.

Renzi sul caso Consip dichiara:

“Su questo caso specifico una cosa clamorosa emergerà nei prossimi mesi in tutta la sua evidenza”. “È sorprendente – sostiene l’ex premier – che si possa definire eversiva la mozione del Partito democratico che chiedeva discontinuità nella guida della Banca d’Italia, e non l’inchiesta in cui si dice, falsando le prove, che bisogna arrivare a Tiziano Renzi e arrestarlo. Vogliono colpirmi attraverso mio padre? Invece di gettare la croce addosso a lui, se la prendano con me. Nel tackle, io non tiro indietro la gamba. A chi ha fabbricato prove false per arrestarlo dico che, nel rispetto delle istituzioni, io sono kennediano. Perdono i miei nemici, ma non dimentico i loro nomi. Ho promesso a me stesso che non sarò mai men che corretto”.

Poi dimostra la sua amarezza:

“Quando ho visto in ospedale mio padre operato al cuore, ho giurato che non dimenticherò ciò che ho visto in questi mesi e che continuerò a vedere”. 

Renzi, inoltre aggiunge:

“Sono stato Presidente del Consiglio dei ministri, ho giurato sulla Costituzione, non sarò mai un Giamburrasca, ma quanto è avvenuto, e ha tirato dentro anche mio padre, è impressionante. Lui ha sempre avuto una voglia matta di replicare e soffre per non poterlo fare. Ma io gli ho sempre chiesto di non rispondere per non alimentare un circuito perverso”.

Vespa chiede a Renzi se il comportamento di suo padre Tiziano sia stato imprudente.

“Me lo sono chiesto tante volte. E mi sono chiesto anche se abbia rinunciato a tante opportunità che la sua azienda aveva. Da quando nel 2009 sono diventato sindaco di Firenze non ha mai più lavorato con enti pubblici. E se debbo pesare vantaggi e svantaggi che ha avuto con la mia presenza in politica, credo che abbia pagato più di quanto non abbia ricevuto“.