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Gennaro Migliore: “Nel PD c’è chi lavora per il male del partito”

Gennaro Migliore dice la sua sulle divisioni interne che stanno lacerando da mesi il PD.

Il sottosegretario alla Giustizia non usa mezzi termini per definire la situazione all’interno del partito:

Nella minoranza dem c’è chi vuole il male del partito

Il tutto in una intervista rilasciata al quotidiano IL DUBBIO che riportiamo in alcune sue parti. Il punto centrale della questione è sia la spaccatura interna sia il ddl sul processo penale dove la questione della prescrizione è stato messa in risalto per creare la crisi di governo, a questo Migliore risponde senza mezzi termini:

Votatelo. é una necessità per il paese che segnaliamo da tempo. Non credo che si tratti di una di quelle riforme che giustifichino la radicalizzazione del confronto. Mi rivolgo all’opposizione: se avete a cuore l’interesse del paese non fate ostruzionismo su questo argomento.

Rincarando poi ancora di più la dose, rivolgendosi ai “verdinian” che hanno già garantito il loro voto contrario:

Credo che i vari gruppi di opposizione debbano sentire il dovere di non speculare su materie rilevanti come il processo penale o il processo civile. Non vedo perchè si debbano fare prove di forza su riforme che rispondono ad esigenze avvertite nel paese.

Poi il discorso passa sulla questione PD. In particolare il rischio che si litighi più sulle candidature che sui contenuti:

Io credo che il quadro sia chiaro: con il 4 dicembre una fase si è esaurita. è andata in archivio la funzione riformatrice della legislatura. e si è reso necessario un esecutivo che portasse a compimento alcune delle riforme avviate dal governo Renzi, per avviarci quindi la voto.

Proprio l’ex premier è visto da Migliore come il bersaglio principale:

Che questo diventi un oggetto di discussione quotidiana dipende largamente da chi ritiene che l’unico obiettivo sia liberarsi di Renzi. Un’idea che considero miope, sbagliata e controproducente rispetto all’interesse generale del partito. 

L’indice è puntato contro la minoranza interna ed in particolare contro Massimo D’Alema, difendendo l’operato di Renzi post-dimissioni:

Non si può restare imprigionati nella gabbia tattica in cui D’Alema vuole chiuderci. Ora agita lo spauracchio dello spread: fino a poco tempo fa quando veniva posto il problema del differenziale sugli interessi, lui lo ascriveva alla categoria delle schiocchezze. La lotta politica per D’Alema prevale su tutto. Non è questa la mia cultura. C’è un punto in cui l’interesse generale deve prevalere su tutto. L’unico che fa uno sforzo unitario si chiama Matteo Renzi. Subito dopo il 4 dicembre disse che si doveva andare immediatamente a congresso.Gli fu risposto di no. Si opposero gli stessi  che ora dicono: senza congresso non si va da nessuna parte.

Sullo spauracchio scissione replica così:

Abbiamo il dovere di fare una discussione complessa come è quella sull’unità del partito. Di rilanciare un confronto anche articolato. Ma non si sta in un partito sparando ogni giorno a palle incatenate sulla leadership.

Il discorso poi si allarga sulla direzione politica che dovrebbe prendere il PD, una volta superate le frizioni interne. In particolare sui contenuti da proporre in opposizione le “ricette” proposte dai populisti:

La visione da offrire è quella di un investimento sulle nuove generazioni: ma no  ci si arriva con un ragionamento astratto sull’uguaglianza. La visione da offrire è quella di un investimento sulle loro capacità. Allo stesso tempo una classe politica riformista deve avere il coraggio di raccontare le difficoltà di questa crisi. Noi abbiamo l’obbligo di offrire, come orizzonte futuro, l’opposto all’invito alla  passività, e cioè la possibilità di ridare fiducia ed entusiasmo. Senza negare la difficoltà e con obiettivi precisi da portare avanti. 

Il tema principale è quello dei diritti. Diritti che vanno ampliati in un apertura a tutto tondo sulla società civile, che riguarda sia le tematiche legate al lavoro sia quelle prettamente sociali:

I diritti sono essenziali perchè producono cambiamenti sociali e non vanno subordinati la discorso dell’uguaglianza. Noi siamo gli unici che l’hanno affrontata davvero, non con sufficienti risultati, ma l’uguaglianza sociale non può essere agitata a parole con il reddito di cittadinanza e negata nei fatti discriminando le persone straniere. Quest’ultima questione non è parte del grande tema dell’uguaglianza? Noi dobbiamo puntare su tre assi: la dimensione europea, quella dei diritti sociali e civili e la costruzione di un partito integrato con la società.

Tutto questo e la linea della minoranza PD secondo Migliore possono condividere.