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La storia di Kevin, salvato da un uomo di colore: l’unico che si è accorto del bimbo calpestato che lotta tra la vita e la morte

La sorella: «Siamo caduti entrambi, non riuscivamo più a rialzarci. Io provavo a gridare, ma non mi sentivano.» Il bimbo è tra i feriti più gravi.

 

E’ la storia del sogno che si tramuta in incubo. Kevin, un bambino di soli sette anni, che era andato ad assistere alla partita della squadra del suo cuore, è oggi tra i feriti più gravi di Torino.

Il bambino, di origine cinese, è una delle tre persone che ha riportato le ferite più gravi in seguito al falso allarme bomba scoppiato in piazza San Carlo a Torino la sera del 3 giugno, mentre si stava disputando la sfida tra Juventus e Real Madrid per la finale di Champions League. Era andato lì accompagnato dalla sorella ventenne, quando è scoppiato il pandemonio sono stati travolti dal mare di gente.

«All’improvviso si sono messi tutti a correre. Erano così tante persone. Non c’è stato nulla da fare, erano più forti di noi: siamo caduti entrambi. Non riuscivamo più a rialzarci.»

Queste le parole della giovane ragazza, dopo gli attimi di terrore in cui ha creduto di perdere per sempre il suo fratellino. La piazza era gremita di gente in pieno delirio, le ultime stime parlano di almeno 30mila tifosi. Le persone correvano, ma nessuno sembrava accorgersi dei due ragazzi in terra e del bambino che rischiava di essere, letteralmente, schiacciato a morte.

«Kevin era per terra, con tutti che lo pestavano e gli passavano sopra con il loro peso. Io provavo a gridare, ma non mi sentivano. Per fortuna un ragazzo di colore si è accorto che lì sotto c’era un bambino. Si è tuffato tra la folla ed è riuscito a prenderlo ed a tirarlo su. Era molto muscoloso e con il suo corpo è riuscito a fargli scudo. Se non fosse stato per lui, mio fratello sarebbe morto. Vorremmo tanto poterlo ringraziare.»

Continua così il racconto della sorella della vittima. Il coraggioso soccorritore ha subito portato entrambi in un luogo sicuro. Ad aiutarlo anche un altro uomo, un signore italiano. Entrambi hanno condotto i ragazzi, feriti e spaventati, in ospedale.

«Ci hanno portati prima al Mauriziano poi, visto che mio fratello era molto grave, lo hanno trasferito al regina Margherita, l’ospedale pediatrico di Torino.»

Le condizioni del piccolo sono apparse subito gravissime. Poi, col passare delle ore, sono migliorate, anche se la prognosi resta riservata. All’inizio era cosciente: piangeva, era disperato. A preoccupare i medici sono stati soprattutto i due traumi, toracico e cranico. La TAC sembra, però, aver scongiurato il peggio.

Il piccolo è ancora ricoverato nel reparto di rianimazione in prognosi riservata. Nelle prossime ore i medici proveranno a svegliarlo dal coma farmacologico. Anche la sorella è rimasta ferita ad una gamba, ma fortunatamente nulla di preoccupante.

Inutile dire quanto siano stati e siano, tutt’ora, preoccupati i loro genitori. La famiglia Liu ha ricevuto anche la visita della sindaca di Torino, Chiara Appendino, nonché di una piccola rappresentanza della squadra bianconera.

«Ci hanno chiesto come stava nostro figlio.» spiega il padre, Xinguang 56 anni «Siamo ancora molto scossi per l’accaduto. Kevin è un bambino bravissimo, gli piacciono le scarpe della Juve, le magliette, i gadget. Se vuole un regalo, ci chiede sempre questo».

Di una cosa l’uomo è più che certo, il piccolo tifoso non avrà più la possibilità di seguire la sua squadra del cuore in circostanze del genere.

«Non credo proprio, troppo pericoloso. Almeno fino a quando non avrà 18anni non credo che glielo permetteremo. Poi quando sarà più grande vedrà lui.»